Il Consiglio dei Ministri del 21 marzo 2018 ha approvato un decreto legislativo che introduce disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati.
Perché la Commissione UE ha proposto una riforma della disciplina europea relativa alla protezione dei dati con il GDPR?
La legislazione UE in materia di protezione dei dati personali è entrata in vigore nel 1995. L’attuazione della relativa Direttiva è stata differente in ciascuno Stato membro, comportando: incongruenze, complessità, incertezze giuridiche e costi amministrativi. Ciò ha minato la fiducia delle persone e la competitività dell’economia dell’UE. La riforma fornisce chiarezza e coerenza alle regole da applicare e ripristina la fiducia del consumatore, permettendo così alle imprese di cogliere appieno le opportunità nel Mercato unico digitale. I dati personali rappresentano la moneta dell’odierna economia digitale: raccolti, analizzati e trasmessi in tutto il mondo, hanno acquisito un enorme valore economico.
Cosa cambierà con il Regolamento?
Il Regolamento è direttamente applicabile e vincolante in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e non richiede una legge di recepimento nazionale. Il GDPR aggiorna e modernizza i principi sanciti dalla Direttiva sulla Protezione dei dati del 1995 per garantire i diritti di privacy e mira a rafforzare i diritti dei singoli e a garantire un’applicazione più rigorosa delle regole. Queste sono elaborate per far sì che le informazioni personali siano protette - a prescindere da dove vengano inviate, elaborate e conservate - anche al di fuori dell’UE, come spesso accade su Internet.
La versione integrale dell’approfondimento è disponibile al seguente link.