Private equity
11 Giugno 2020

Per Autostrade si fanno avanti anche le Poste

Al vaglio un investimento nel progetto di F2i

F2i continua il suo lavoro per rilevare il controllo di Autostrade per l’Italia da Atlantia. Tra gli investitori pronti ad accompagnare il fondo infrastrutturale nel suo piano spunta il nome della Poste Vita. Secondo i rumors l'investimento allo studio è di circa 300-400 milioni, il ché renderebbe la compagnia assicurativa uno degli investitori chiave dell’operazione. Non si esclude però una iniezione di liquidità più alta. Altri impegni importanti dovrebbero provenire da alcune fondazioni – a partire da Cariplo che è già in F2i con il 7,3% - e casse di previdenza: Cassa Forense (avvocati), Enpam (medici), Inarcassa (architetti) e Cassa Geometri, che complessivamente gestiscono i contributi pensionistici di 1,2 milioni di cittadini. In una prima fase la raccolta sarebbe limitata a investitori italiani, il passo successivo è attrarre importanti investitori esteri. Su questo fronte in autonomia si sta muovendo Macquire, ammesso in data room su Aspi. L'impegno degli investitori italiani dovrebbe essere sufficiente per rilevare da Atlantia, controllata al 30% dalla Edizione della famiglia Benetton, l’88% di Aspi nel suo portafoglio. Cdp interverrebbe parallelamente come investitore diretto. Il quadro è in continuo divenire. Tutto poi dipende anche dalle trattative che intercorrono tra il gruppo autostradale e il governo italiano sul mantenimento o meno delle concessioni ad Aspi. In base all'intesa dipenderà la definizione del prezzo della società autostradale che il fondo F2i intende rilevare. L'accordo dovrebbe essere raggiunto entro fine mese ma tra le due parti ci sono ancora forti contrasti. La revoca della concessione è uno dei cavalli di battaglia del M5s che starebbe rifiutando anche le opzioni che vedono i Benetton in minoranza. Si è espressa sul tema concessioni anche la task force guidata da Vittorio Colao. Come scrive Vittoria Puledda su Repubblica uno dei punti del piano annunciato prevede che sia possibile negoziare “un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti”, con un riferimento dichiarato ai settori di autostrade, gas, geotermico e idroelettrico. La logica sottesa dovrebbe essere quella di incentivare gli investimenti dei concessionari, senza pesare sulle tariffe applicate. La precondizione comunque è che il governo condivida e faccia propri i punti del piano. Come scrive Carlo Festa sul Sole24ORE, l'architettura finanziaria dell'operazione però potrebbe non corrispondere a un fondo. Bensì un mandato di gestione che sarà valido per un’unica operazione, cioè quella su Aspi. Una specie di club deal fra investitori, spiega il giornalista. Al suo interno confluirebbero i diversi soci, dalle casse previdenziali ai gruppi assicurativi (tra cui appunto Poste Vita). Intanto la sgr ha varato un iter accelerato per il lancio di nuovi fondi. D'ora in poi basterà l’ok del consiglio.

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