Più di 250 società di private equity che operano in Francia hanno firmato una carta in cui si impegnano a portare la presenza femminile nel settore al 40% nell'arco di 10 anni. L'impegno prevede inoltre l'assegnazione di almeno il 25% dei ruoli senior a professioniste. Anche in questo caso l'orizzonte temporale per portare a termine la missione è il 2030. Lo afferma France Invest, la principale associazione industriale del Paese, secondo cui il documento è stato firmato dall'80% dei suoi membri. Tra i grandi fondi che hanno aderito figurano Ardian, Apax, Bridgepoint, Carlyle e IK Investment Partners. Un precedente studio condotto da France Invest e Deloitte ha rilevato che solo il 16% delle donne in Francia ricopre incarichi senior presso le società di acquisizione e solo il 7% degli amministratori delegati di società di private equity è donna, contro una media del 15% di tutte le altre attività del Paese. Il documento prevede anche impegni per le società in portafoglio ai fondi. In particolare verrà loro richiesto di avere il 30% dei ruoli nel comitato di gestione ricoperti da donne. Inoltre, i firmatari si sono impegnati a investire per il 25% in startup fondate, cofondate o guidate da donne entro il 2025. Questa percentuale dovrà salire al 50% entro il 2050. Il private equity in Francia sostiene 6,700 società, che danno lavoro a 1,3 milioni di persone, nel Paese e all'estero. Negli anni le società hanno fatto passi in avanti: nel 2018, circa un quarto del personale dei team di investimento in Francia era costituito da donne, rispetto al 17% di un decennio fa. In Italia i numeri sono leggermente più alti ma in linea con il panorama mondiale: da una ricerca condotta dal Centro ricerche di Financecommunity.it e Mag sui dati AIFI emerge che il 19,5% degli operatori del settore private equity è donna. Nel mondo, secondo Preqin, la componente femminile ha rappresentato il 19,7% dei dipendenti delle società di alternative asset management nel 2019, in leggera crescita rispetto al 18,8% del 2018. Sempre per quanto riguarda il nostro Paese, dallo scorso dicembre è stata innalzata dal 30 al 40% la quota di genere nei Cda delle società quotate. La diversità fa bene ai gruppi di lavoro ma anche agli affari. Secondo uno studio condotto da Oliver Gottschalg, professore di strategia e politica aziendale presso l'Hec School of Management di Parigi, i team di gestione ottengono risultati migliori quando sono composti da diversi talenti e sono equilibrati dal punto di vista del genere.