Le nozze tra Nexi e Sia sono sempre più vicine e la recente vendita di una quota del 7,7% da parte dei private equity soci sarebbe un segnale; lo scrive Carlo Festa sul Sole24ore. L'obiettivo è creare un unico grande gruppo nazionale nei pagamenti, sotto la guida (e la maggioranza) di Cassa depositi e prestiti che metterebbe la società al riparo da possibili mire estere. In tutto questo i fondi sarebbero pronti a uscire dal loro investimento o quanto meno passare in minoranza. Da mesi si parla di negoziati in corso tra i fondi e Cdp per un progetto di fusione tra le due aziende. Il dialogo è rallentato (ma mai del tutto fermato) nel 2019 solo per permettere al braccio del Tesoro di rafforzarsi in Sia. Nelle ultime settimane i fondi azionisti del gruppo dei pagamenti digitali - vale a dire Bain, Advent e Clessidra - hanno alleggerito la loro quota passando dal 60,2% al 42,5%. A dicembre, è stato siglato un accordo con Intesa Sanpaolo, a cui è andata una quota del 9,9% del capitale; sul finire della scorsa settimana invece il loro veicolo d'investimento Mercury Uk Holdco ha ceduto il 7,7% del capitale attraverso un collocamento accelerato riservato a investitori istituzionali. Il processo di vendita si è concluso nel giro di un'ora e i fondi hanno così incassato 560 milioni di euro. Le richieste hanno toccato 2,8 miliardi di euro, cinque volte superiori all'offerta, e sono arrivate da oltre 100 investitori. Fra questi il fondo sovrano di Singapore Gic, già in possesso di una quota del 3,5% del capitale, B1ackRock, Jp Morgan e Henderson che hanno potuto aumentare il loro peso nella società.