Il Tribunale ha ammesso Cmc Ravenna alla procedura di concordato preventivo. Il piano presentato dalla società, arrivata al culmine delle sue difficoltà lo scorso autunno, prevede la continuità dell'operato aziendale della cooperativa e la soddisfazione integrale dei creditori in prededuzione, di quelli privilegiati e dei fornitori strategici, ma anche la soddisfazione parziale e non monetaria degli altri creditori chirografari attraverso l’attribuzione di strumenti finanziari partecipativi. L'idea della cooperativa è di non toccare gli utili per il tempo necessario finché non saranno pagati tutti i debiti e continuare a portare a casa il lavoro per i 400 soci-lavoratori e i 6.900 dipendenti nel mondo. Questo piano però difficilmente si accorderebbe con l'idea di fusione in un’unica società privata implicita nella proposta dalla cordata Salini Impregilo e Cdp. Il Progetto Italia infatti prevedrebbe di aggregare i diversi soggetti italiani in crisi nel settore delle costruzioni (come anche Astaldi e Condotte) in un unico grande polo da 12-14 miliardi di fatturato. Un'alleanza nel futuro della cooperativa muratori e cementisti di Ravenna c'è, ma guarda a nomi come Pizzarotti, Vianini, Grandi Lavori. Cmc, che nel 2017 ha fatturato 1,1 miliardi di euro, ora sta lavorando a una riorganizzazione interna della cooperativa per garantire i posti di lavoro usufruendo di ammortizzatori sociali e adottando una strategia più selettiva nella scelta dei cantieri in cui impegnarsi con delle commesse. Un mese fa, prima dell’approvazione della proposta concordataria da parte del Tribunale di Ravenna, Cmc ha anche ottenuto un credito di alcuni milioni di euro da parte di una grande banca italiana per partecipare a una gara all'estero extra piano.