Il cda di Tim, riunitosi il 24 febbraio, ha esaminato l'offerta non vincolante di Kkr per la rete fissa, inclusi gli asset e le attività di Fibercop. Successivamente ha chiesto al fondo Usa di rivedere la sua proposta. Secondo quanto scrive Il Sole24Ore, tra le motivazioni principali alla richiesta vi sono il rapporto tra Netco e Serviceco, con il cda di Tim che ritiene l'offerta del fondo americano troppo sbilanciata a favore dei ricavi e della sostenibilità di Netco, sottolineando come questo potrebbe anche condizionare le strategie sull'enterprise di Tim. Come riferisce Il Corriere della Sera, il board del gruppo telefonico ha rilevato che l'offerta “non riflette pienamente il valore dell'asset e le aspettative” ma per favorire l'allineamento delle condizioni dell'operazione rispetto è stato deciso di mettere a disposizione di Kkr — non in esclusiva — alcuni specifici elementi informativi. Il fondo aveva offerto circa 20 miliardi, ma il prezzo non sarebbe quindi allineato alle aspettative di Tim (e soprattutto a quelle dell’azionista Vivendi che con il suo 23,75% del capitale ne chiede 31). Kkr intanto si è dimostrato disponibile a trattare e ha prorogato l'offerta di quattro settimane. La nuova scadenza è il 24 marzo. L'estensione è stata decisa su sollecitazione del governo, che ha aperto un tavolo per valutare insieme al fondo Usa e a Cassa depositi e prestiti tutti gli aspetti dell'operazione. Restano anche diversi punti aperti sulle modalità in cui lo stato potrebbe entrare nell'operazione: su un intervento diretto di Cdp ci sono dei timori antitrust. Palazzo Chigi, riferisce sempre Il Corriere, starebbe lavorando anche all'ipotesi di coinvolgere Fsi.