NeoPhore è una società nata dalle ricerche del Prof. Alberto Bardelli, attuale direttore scientifico dell’IFOM. Abbiamo conosciuto Il Prof. Bardelli anni fa, in occasione della pubblicazione fatta dal suo gruppo di ricerca su Nature nel 2017 che descriveva le prime evidenze a supporto di una tesi fino ad allora mai perseguita: inibire il meccanismo di riparazione del DNA per indurre il cancro ad essere più mutagenico e dunque più visibile al sistema immunitario. Tale scoperta aveva una portata enorme. Oggi solo il 15-20% dei tumori solidi è eleggibile alle immunoterapie (check-point inhibitor) proprio perché solo alcuni tumori hanno un profilo genetico (e in particolare un profilo mutazionale) visibile al sistema immunitario. Se fossimo in grado di trasformare i tumori non eleggibili in tumori eleggibili alle immunoterapie, potremmo offrire nuove possibili cure (già molto efficaci, dove applicabili) a milioni di pazienti nel mondo ogni anno.
Il background scientifico del Prof. Bardelli era integrato da una recente esperienza imprenditoriale di successo: un’altra società da lui fondata in passato, Horizon Discovery, si era spostata in UK, si era quotata ed era infine stata acquisita per quasi circa $380m da Perkin Elmer.
Appena lanciato il primo fondo di Claris Ventures, dunque, abbiamo contattato Alberto per supportarlo nello sviluppo di NeoPhore, che nel frattempo aveva ottenuto prime validazioni precliniche e stava per iniziare la raccolta di capitali a supporto del completamento del percorso di sviluppo farmacologico e test preclinico.
Mettendo a fattor comune contatti e ambizioni, abbiamo trovato una grande sponda nei primi investitori di NeoPhore (6th ElementCapital) e abbiamo guidato un round da circa £15m, in cui abbiamo coinvolto fondi internazionali tra cui il ramo di investimento VC della casa farmaceutica Astellas (AVM), il fondo 3B Future Health e la holding di investimento 2Invest, oltre ad alcuni soci di Italian Angels for Growth e del Club degli Investitori.
Era il 2021 e la società era dunque pronta per accelerare sul fronte dello sviluppo. Da lì sono iniziati circa due anni di intensa attività di discovery e validazione preclinica, mantenendo una posizione sostanzialmente unica nel cercare di inibire il meccanismo di riparazione del DNA, approccio di cui oggi NeoPhore è pioniere.
A metà 2023 una news balzò agli occhi di tutti sui giornali: un gruppo di clinici dell’ospedale Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSKCC) di New York, guidati dal Dr. Luis Diaz e dalla Dr.ssa Andrea Cercek aveva trattato con l’immunoterapia un piccolo gruppo di pazienti con tumore del colon-retto scelti per un loro difetto genetico: l’incapacità di riparare il DNA. I risultati andarono oltre ogni aspettativa: il 100% dei pazienti trattati mostrava una risposta completa. Il team di NeoPhore, che già collaborava con il Dr. Luis Diaz, era senza parole: avevamo una validazione indiretta del fatto che se fossimo stati in grado di inibire la riparazione del DNA saremmo effettivamente stati in grado di trattare con successo tumori solidi usando l’immunoterapia – è ora solo questione di chimica.
Nel procedere con lo sviluppo e avvicinarsi all’inizio degli studi preclinici che supporteranno poi l’ingresso in clinica, abbiamo coinvolto altri investitori italiani (anzi, torinesi!) per continuare a contribuire in prima persona alla crescita della società: Neva SGR e LIFTT si sono uniti nel 2024. E una ulteriore validazione ci ha dato recentemente grande soddisfazione: una delle principali case farmaceutiche con immunoterapie approvate, Bristol Myers Squibb (NYSE:BMY), ha deciso di investire in NeoPhore, contribuendo dunque all’avanzamento del programma di sviluppo con capitali e competenze.
NeoPhore si trova oggi ad essere leader in ambito immuno-oncologico, offrendo un possibile trattamento in grado di cambiare il paradigma di cure attuali – in maniera indipendente dal tipo di tumore, focalizzandosi unicamente sul profilo genetico del tumore stesso. Come Claris Ventures non potremmo essere più felici di far parte di questa ambiziosa storia di sviluppo, che parte dal laboratorio del Prof. Alberto Bardelli, ottiene il supporto di investitori e case farmaceutiche internazionali e mantiene una forte relazione con l’ecosistema biotech Italiano – proiettato di fatto in prima linea nella possibilità di trasformare lo scenario oncologico.