In questi giorni la Germania è alle prese con uno scandalo finanziario miliardario che ha visto come ultimo colpo di scena l'arresto di Markus Braun, fondatore di Wirecard e amministratore delegato della società fintech fino a venerdì scorso. Come ha reso noto la procura di Monaco di Baviera, il fermo è legato al buco da 1,9 miliardi di euro emerso nei conti 2019. Soldi in apparenza scomparsi. Le accuse sono falso in bilancio e manipolazione dei mercati, a cui potrebbe aggiungersi nei prossimi giorni il reato di truffa. Wirecard è finita sotto i riflettori settimana scorsa. Fino ad allora la compagnia bavarese di transazioni finanziarie era considerata un nome importante nel fintech europeo, tanto da avere stretto accordi con Allianz, Ikea, Fedex e Aldi. I primi problemi a dire il vero risalgono a fine gennaio 2019. Un anno e mezzo fa il Financial Times pubblicò un'inchiesta sulle operazioni di Wirecard in Asia. L'articolo parlava di mistificazioni di bilancio, falsificazioni sui conti e riciclaggio. La società però rifiutò ogni accusa e al suo fianco si schierò la Bafin, l'authority finanziaria tedesca, che liquidò le denunce della testata come turbativa di mercato per avvantaggiare gli speculatori. Pochi mesi dopo Wirecard decise di affidare alla società di revisione Kpmg una ulteriore verifica di bilancio. Questa in un primo momento concluse che non vi erano discrepanze poi però affermò che non tutti i documenti vitali erano stati forniti. Infine arriviamo alla settimana passata. Il revisore dei conti Ernst&Young si rifiuta di certificare il bilancio di Wirecard. La società fa le prime ammissioni e dice di non sapere dove sono 1,9 miliardi di euro. Questo porta alle dimissioni dell'ad Braun (che è anche primo azionista con il 7%) e al suo posto arriva James Freis. Nel weekend si fa largo l'ipotesi che i fondi si trovino in conti fiduciari in due banche nelle Filippine. I revisori chiedono dettagli direttamente agli istituti di credito asiatici ma la Banca centrale di Manila fa sapere che i soldi mancanti non sono mai entrati nel sistema finanziario del Paese. Quei conti non esistono. La società ritira così il bilancio del 2019 – quello che Ey non aveva voluto firmare - e anche i conti preliminari del primo trimestre di quest’anno. Nel frattempo il valore dell'azienda è passato dai 17 miliardi di inizio 2019 agli attuali 1,78 miliardi. I vertici hanno dichiarato che sono in corso negoziati “costruttivi” con le banche e le controparti commerciali per mantenere aperte ed estendere le linee di credito. Per evitare il fallimento il cda ricorrerà al taglio di costi, ristrutturazioni, cessioni di prodotti e unità commerciali. Markus Braun dopo avere passato una notte in carcere e pagato una cauzione da cinque milioni di euro è tornato in libertà ma con obbligo di firma una volta a settimana. Intanto la Procura di Monaco sta cercando anche il direttore operativo, Jan Marsalek. L'uomo si troverebbe a Manila. Non in fuga ma per raccogliere documenti importanti che possano scagionare la società dalle accuse, sostiene. Intanto il Financial Times porta a galla un nuovo sotterfugio: uno dei cavalli di battaglia dell'azienda, cioè l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare i dati dei clienti era solo un mito per alimentare l’immagine di un’azienda all’avanguardia. Wirecard è stata fondata nel 1999 offrendosi come intermediaria per gestire le transazioni nell’industria del porno e dei giochi online. Oggi garantisce pagamenti per transazioni effettuate online da società incassando nel processo un premio per il rischio. Opera non solo in Germania, ma anche in Asia e in Nord America, dove è entrata nel 2016 rilevando il servizio di carte prepagate di Citigroup.