La Corte d'Appello di Bologna ha accolto i reclami presentati nei confronti del Tribunale di Forlì dal gruppo cesenate delle costruzioni Trevi e ha omologato l'accordo di ristrutturazione siglato dagli azionisti di riferimento con i creditori lo scorso 5 agosto 2019. A novembre il Tribunale di Forlì aveva rigettato l'omologazione dell'accordo di ristrutturazione per una causa ostativa formale: la presunta non indipendenza dell’attestatore Enrico Laghi che vidimò il progetto. La Corte bolognese invece ha sanato la decisione del Tribunale di Forlì e accolto i reclami presentati da Trevifin, e dalle controllate Trevi e Soilmec, ritenendo fondate le ragioni addotte dalle società. Il gruppo, ha fatto sapere in una nota, si è già attivato per perfezionare tutte le operazioni previste dall’accordo di ristrutturazione nel più breve tempo possibile e si prevede che il processo di risanamento per arrivare al suo definitivo compimento potrebbe durare ancora due mesi. Questo prevede la vendita della divisione Oil&Gas al gruppo indiano Megha Engineering & Infrastuctures e l’esecuzione dell’aumento di capitale da 130 milioni, di cui 77,5 milioni assicurati da Cdp e Polaris che al termine della ricapitalizzazione avranno una partecipazione del 20-30% ciascuno. Da parte delle banche (circa 30 istituti coinvolti), ci sarà la conversione di parte del credito (350 milioni) in equity. Ancora non del tutto chiaro è il ruolo che nel rilancio avrà la famiglia Trevisani, finora primo socio col 30% ma che in passato ha avuto degli attriti con altri azionisti. La famiglia attualmente sta lavorando con l'advisor Mediobanca alla ristrutturazione del debito da 30 milioni a livello di holding. Una volta portato a termine questo processo gli imprenditori potranno valutare se aderire o meno all'aumento di capitale in Trevi e prendere parte al progetto di rilancio, anche solo con una quota simbolica.