Venerdì 11 settembre i pretendenti per Borsa italiana, con tutte le sue controllate, dovranno presentare le proprie offerte all’attuale proprietario, la Borsa di Londra. Al dossier starebbero lavorando Cdp ed Euronext con una proposta congiunta, come accaduto per Mts; la Borsa svizzera Six e Deutsche Borse. Siamo ancora alla fase non vincolante ma le pressioni politiche per riportare in Italia l’infrastruttura che sovrintende i mercati finanziari sono già forti. Ovviamente a decidere chi vincerà sarà Lse ma con una lettera del 21 agosto il ministero dell’Economia ha fatto capire che preferirebbe un’offerta mirata a potenziare Piazza Affari e a farla crescere come infrastruttura. Per questo motivo è vista con favore la discesa in campo di Cdp. Dal punto di vista di Londra, la priorità verrà data alla cifra offerta, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 3-4 miliardi di euro. Per l'Italia invece le proposte dovranno tenere conto anche delle regole di governance (che dovranno essere chiare e garantire l’autonomia di Piazza Affari) e della capacità di potenziarla. Vista da qui l’offerta preferibile sarà quella che garantirà la maggior autonomia di manovra al mercato italiano e che investa di più, facendo anche crescere il numero di aziende sul listino. Borsa Italiana è stata venduta a London Stock Exchange Group nel 2007. All'epoca della fusione, il gruppo dei soci italiani ne diventò azionista di riferimento con circa il 28% del capitale. Strada facendo, le banche hanno ceduto via via le loro quote e ora il socio di riferimento è il Qatar. La proprietà nei mesi scorsi ha deciso di acquisire Refinitiv (da Blackstone) per integrare la piattaforma di mercato, le analisi e le informazioni. Così l'Antitrust Ue ha avviato una indagine approfondita sulla fattibilità dell'operazione. Il verdetto arriverà il 16 dicembre ma Borsa di Londra si è portata avanti e ha già messo in vendita gli asset italiani per ottenere l'autorizzazione.