Tiffany e Lvmh sono in trattative per risolvere la controversia sull’operazione da oltre 16 miliardi di dollari che ha scatenato una battaglia legale tra i due gruppi. A fine 2019 Lvmh aveva annunciato un’opa per rilevare il gioielliere Usa a 135 dollari per azione, pari a 16,6 miliardi di dollari, cioè quattro volte i ricavi e 30 volte gli utili. Poi lo scoppio della pandemia ha costretto a rivedere i conti ed è emerso che il virus aveva colpito il bilancio di Tiffany più di quello di Lvmh. Il gruppo guidato da Arnault pretendeva quindi una revisione della cifra (dato che la pandemia aveva ridimensionato il valore della società) e ha contestato i dividendi e i bonus dei manager di Tiffany. Di contro questa ha mosso i legali e il giudice del Delaware ha fissato un’udienza al 5 gennaio. Come suggerito dal tribunale però le due parti stanno lavorando per raggiungere un accordo senza bisogno di una sentenza e ora potrebbe essere arrivato un punto di svolta: l’operazione infatti è stata approvata anche dall’antitrust europeo, secondo cui cui non ci sarebbero problemi di eccessiva concentrazione. La casa americana di gioielli quindi ora è disponibile a scendere da 135 dollari per azione fino a 130,1 dollari.