Il Consiglio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, in seguito all'istanza con la quale la Fieg ha chiesto la rimozione di tutte le edizioni digitali di testate pubblicate su alcuni canali Telegram, ha avviato un confronto con la piattaforma creata dai fratelli russi Pavel e Nikolaj Durov. Il social network per la prima volta ha abbandonato il silenzio e ha risposto alle richieste di Agcom, procedendo alla rimozione di alcuni canali segnalati la cui attività di diffusione di contenuti viola la tutela del diritto d'autore online. La Fieg, la federazione italiana degli editori, aveva addirittura richiesto di sospendere l’accesso all’intera app in Italia vista l’impossibilità di poter avere risposte dalla società (con base a Dubai) nell’azione di contrasto ai contenuti piratati ma qualcosa si è mosso. Il Consiglio dell’Authority ha esaminato il ricorso degli editori, però ha sottolineato che i suoi interventi devono svolgersi nell’ambito e nei limiti del regolamento stesso. Un problema è che manca ancora una normativa che sanzioni l'illecito. Allo stato attuale, l’Agcom ha archiviato gli atti e li ha trasmessi all’autorità giudiziaria. Toccherà alla magistratura perseguire penalmente gli autori delle violazioni. La Fieg ha individuato una decina di canali esclusivamente dedicati alla distribuzione illecita di quotidiani e periodici. Questi hanno visto triplicare da fine 2018 i loro utenti passando da 180mila a 574mila iscritti all’1 aprile. L’emergenza Covid-19 ha rappresentato un acceleratore, con il numero di testate piratate passato da 77 a gennaio a 163 in aprile. Per contrastare il problema si è mosso anche l'Ordine dei giornalisti della Lombardia che ha chiesto alla Procura di Milano il sequestro delle chat, sia Telegram che Whatsapp, dove sono diffusi i pdf dei giornali.