Oltre all’opinione pubblica e delle varie federazioni, un elemento portante della questione, già fallita, relativa alla Super League sono i capitali in campo. Da una parte, come scrive Carlo Festa sul suo blog The Insider, ci sono quelli del Golfo Persico, e dall’altra quelli americani. Riguardo ai primi, è doveroso ricordare che gran parte dei capitali del fondo Centricus Asset Management, che ha in programma di investire sei miliardi di euro nella futura Uefa Champions League, deriva da investimenti di componenti della famiglia reale saudita. Inoltre, una delle big che non ha appoggiato il progetto sin dagli albori è stato il Paris Saint Germain, il cui presidente Nasser Al-Khelaifi è stato anche nominato presidente dell’ECA dopo le dimissioni del presidente juventino Andrea Agnelli. Nasser Al-Khelaifi rappresenta inoltre la Qatar Investment Authority, il fondo sovrano del Qatar che fa capo alla famiglia reale e che a propria volta è una figura di spicco nell’organizzazione dei prossimi mondiali di calcio. Tra i 12 club fondatori, il primo a tirarsi indietro è stato il Manchester City che, guarda caso, è presieduto dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, vicepremier degli Emirati Arabi Uniti e fratellastro del presidente del Paese. Sarebbe proprio quest’ultimo ad aver deciso per il ritiro del City, dopo essersi confrontato con esponenti del governo inglese. Per quanto riguarda i capitali americani, va tenuto a mente che il progetto della Super Lega sarebbe stato finanziato da Jp Morgan, la maggiore banca americana al mondo, per 3,5 miliardi di prestiti più altri 3 miliardi di anticipi sui ricavi futuri. Tra i capitali americani coinvolti nel progetto vanno citati anche il fondo Elliot, proprietario del Milan; Kroenke Sports & Entertainemt, proprietario dell’Arsenal; Fenway Sports Group, azionista del Liverpool; Glazer, proprietaria del Manchester United. Tra le banche che storicamente finanziano il patron del Real Madrid, Florentino Perez, ci sono invece le statunitensi Bofa Merril Lynch e Jp Morgan. Tirando le somme, scrive Luigi Chiarello su Italia Oggi, un banchiere saudita ha finanziato il rientro dei club scissionisti, un principe emiratino ha fatto cascare il castello delle 12 squadre aderenti alla Super Lega, e un presidente di club qatarino, Nasser Al-Khelaifi, è diventato il nuovo difensore del “calcio democratico e meritocratico”. Perché il calcio sarà anche di tutti, ma degli arabi un po’ di più.