Ascri, l’associazione spagnola del private equity e venture capital, ha pubblicato le stime sull’attività di investimento del primo semestre 2019 nel Paese. L’ammontare investito risulta essere superiore a 4 miliardi di euro, diviso su 328 operazioni. Un notevole contributo è stato dato dai 9 megadeal (investimenti di ammontare superiore ai 100 milioni di euro) effettuati su 8 società target, che hanno pesato per il 72% dell’ammontare totale con 2,9 miliardi di euro. Le operazioni di mid market (comprese tra 10 e 100 milioni di euro) hanno contribuito con 818,4 milioni di euro in 31 investimenti. A livello di numero di operazioni invece, la grande maggioranza di investimenti (82%) è stata di ammontare inferiore ai 5 milioni di euro. Per quanto riguarda la tipologia di operatore, l’82% dell’ammontare investito proviene da investitori internazionali, raggiungendo il record di 56 operazioni. Gli operatori domestici privati hanno totalizzato 227 investimenti, mentre quelli domestici pubblici 45. Guardando alla tipologia di investimento, guidano la classifica per ammontare i buyout con 3,3 miliardi di euro in 28 investimenti. Le operazioni di expansion sono state invece 53, raggiungendo un ammontare investito pari a 310 milioni di euro. Per ciò che concerne le operazioni di venture capital, l’ammontare investito è stato pari a 357,5 milioni di euro con 242 investimento; di queste, 172 sono state chiuse da operatori domestici privati, 37 da internazionali e 33 da domestici pubblici. Un indicatore dell’andamento positivo del settore del venture capital è dato dagli investimenti di later stage che sono raddoppiati rispetto al valore dello scorso semestre grazie a 48 operazioni. Il capitale raccolto dagli operatori domestici privati è risultato in calo del 24,7% rispetto allo stesso periodo del 2018 con un ammontare di 625 milioni di euro. Il motivo è da individuarsi nel fatto che la maggior parte dei fondi di mid market ha effettuato attività di raccolta negli ultimi quattro anni. Continua invece a crescere il volume dei disinvestimenti al costo storico, stimati pari a 903,4 milioni di euro con 129 operazioni. I canali di disinvestimento privilegiati sono stati il buy back (32,5%), la vendita tramite Ipo (31%) e la vendita a un altro operatore di private equity (26%).