C'è estrema soddisfazione nelle parole di Angelo Barbarulo - presidente di Sorgenia Holding (il veicolo con cui Mps, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Unicredit e Ubi Banca controllano Sorgenia) - che ai microfoni di Radiocor ha commentato l'operazione di acquisizione della controllata da parte di F2i e Asterion la cui finalizzazione è prevista a marzo. Il turn around di Sorgenia, ha dichiarato, può essere considerato “un caso di scuola” per il futuro “grazie a una strategia lungimirante e diversa dallo standard”. La crisi del gruppo ha iniziato a manifestarsi nel 2014, nel 2016 le banche lo salvarono e, trasformando il debito in equity, diventarono socie. Solitamente, in caso di ristrutturazione, l'imprenditore rimane e le banche fanno da partner silenti, dato che non è loro compito amministrare aziende. In questo caso però la dimensione del debito ha suggerito una strategia diversa. Vedendo il potenziale di Sorgenia gli istituti di credito hanno acquisito il 100% del capitale, nominato un nuovo management e per cinque anni hanno lavorato per sistemare i conti dell'azienda. L'operazione è riuscita, grazie anche alla ripresa del mercato energetico nazionale. Il processo di vendita è durato un anno e alla fine si è concluso con la cessione a F2i-Asterion, oltre a un completo recupero dei crediti e il rimborso integrale dell’equity alle banche. Solo nel 2015 la posizione finanziaria netta di Sorgenia si attestava a 1,71 miliardi di euro da cui vanno tolti 398 milioni di aumento di capitale (con cui Sorgenia Holding ha convertito i crediti in equity) e la cessione di asset per 222 milioni. Grazie a cash flow crescenti poi la società ha restituito 660 milioni alle banche, a cui sono da aggiungere altri 92 milioni per oneri finanziari e commissioni. Le banche socie hanno scelto di rinunciare a una parte dei flussi di cassa generati da Sorgenia per permettere all'azienda di investire e di svilupparsi. L’offerta di F2i - che in un primo momento si era ritirata dai giochi – è stata accettata a dicembre. Il fondo ha valorizzato la società poco più di un miliardo, di cui circa 650 milioni di debito e 400 circa di equity value. F2i è stato scelto non solo per il valore economico dell’offerta, ha puntualizzato Barbarulo al Sole24ORE, ma anche per la semplicità dell’execution e per il progetto industriale. L’accordo vincolante con i nuovi compratori è previsto entro fine gennaio, al massimo per la prima settimana di febbraio, il passaggio sotto la lente di ingrandimento dell'Antitrust richiederà un paio di mesi, dopodiché a marzo avverrà il closing. Dopo la vendita sarà corrisposto un premio al management per il lavoro svolto in questi anni. Per il turn around realizzato (e la conseguente valorizzazione garantita alle banche socie) a una ventina di manager tra cui l'ad Mancini sarà dato un premio pari all’1% dell’enterprise value implicito nella vendita.