Tra fine ottobre e inizio novembre entrerà nel vivo la gara per il riassetto di Sorgenia. In lizza ci sono, oltre ad alcuni private equity, il tandem A2A-Eph, Iren e Acea. Un nuovo nome però si starebbe facendo avanti: è F2i che finora, almeno ufficialmente, era rimasto defilato. Il fondo infrastrutturale starebbe definendo i dettagli della propria offerta e, secondo l'opinione comune, se scendesse in campo diventerebbe in poco tempo l'acquirente favorito per diversi motivi. Sorgenia oggi è controllata dai principali gruppi bancari del Paese: Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Ubi, Unicredit e Mps. Queste ultime due non sarebbero propense a restare nell'azionariato. Gli impianti a gas del gruppo sono tra i più moderni in Europa e saranno degli asset chiave per l'Italia nella sua transizione energetica insieme alle rinnovabili. Con F2i si riunirebbero in un unico soggetto alcuni impianti verdi e un parco di cicli combinati superflessibili in grado di intervenire nei momenti di maggiore domanda di elettricità. Visto che però F2i ha quasi esaurito la raccolta del terzo fondo (da 3,6 miliardi di euro) si starebbe muovendo con un'offerta combinata insieme al fondo Asterion Capital Partners, a cui sarebbe destinata una quota di minoranza del veicolo con cui entrerebbero insieme in Sorgenia. Nell'ambito di un aumento di capitale Asterion fornirebbe la componente cash mentre F2i metterebbe due asset rinnovabili già in portafoglio (sette impianti eolici rilevati nel 2017 da Veronagest per 400 milioni e le cinque centrali a biomasse vegetali comprate un anno e mezzo fa da Enel per 135 milioni). I capitali di Asterion consentirebbero di liquidare almeno in parte le banche socie che vorrebbero disinvestire da Sorgenia. Per ora F2i non ha ancora mosso nessun passo formale. La valutazione dell'operazione si aggira attorno al miliardo di euro.