Private equity
26 Luglio 2019

Salvataggio Trevi, le proteste di Cesare Trevisani  

Chiesta la nomina di un amministratore giudiziario

Le pagine del Corriere della Sera ospitano lo sfogo di Cesare Trevisani che, tramite la finanziaria Thse, è titolare del 31,8% del capitale sociale di Trevi Finanziaria Industriale. Nelle scorse settimane il board della società ha approvato l'accordo di ristrutturazione dei debiti e gli altri accordi relativi alla manovra finanziaria. Ma non senza attriti all'interno del cda che vede contrapposti i soci Fsi (controllata da Cdp) e fondo Polaris, che detengono rispettivamente il 16,85% e il 10% del capitale, da una parte e la famiglia Trevisani, socio di maggioranza, dall'altra. La manovra per evitare l’amministrazione straordinaria prevede un aumento di capitale da 130 milioni che i soci Fsi (che fa parte di Cdp) e Polaris si sono detti disponibili a sottoscrivere per 77,4 milioni. Il resto (circa 50 milioni) sarà garantito dalle banche, in caso di mancata sottoscrizione da parte del mercato. Sempre nella manovra è prevista la conversione di 63 milioni di euro di crediti da parte delle banche in azioni. Questo rafforzamento patrimoniale, lamenta Trevi, viene però portato avanti danneggiando ex dipendenti e piccoli risparmiatori che avevano investito nell'azienda che così saranno esclusi. Nel luglio dello scorso anno, spiega Trevi, era stata prevista una conversione di crediti in strumenti finanziari partecipativi, come azioni senza diritto di voto e non in azioni ordinarie come sta avvenendo adesso. E questa manovra porta dritta all'uscita della famiglia dal capitale. Anche perché il primo azionista dell'azienda è a sua volta indebitato con le banche e fatica a partecipare alla ricapitalizzazione. Trevisani contesta inoltre alle banche anche il mancato riconoscimento del valore dell’azienda, quantificato in 20 milioni. Come ultimo atto della faida interna la famiglia Trevisani ha chiesto la nomina di un amministratore giudiziario.

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