Studi e approfondimenti
21 Luglio 2021

Russia & ESG, un binomio perfetto?

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Quando si pensa alla Russia e gli ESG le due cose non sembrano andare molto d’accordo. Ad oggi la Russia è una nazione le cui maggiori entrate (provenienti da esportazioni) sono generate dalla vendita di materie prime energetiche (gas e petrolio 40% circa), minerali (8% circa) e alimentari. Queste industrie sono piuttosto inquinanti. E tuttavia il tema ESG si sta facendo spazio in Russia, con risultati piuttosto interessanti.

ESG e il ruolo delle banche

Ai russi non è sfuggito il fatto che, se hai “qualcosa” a cui applicare il bollino ESG, puoi attirare i “politicamente corretti” soldi occidentali.

A gennaio 2021 Sberbank, la più grande banca russa, ha siglato i principi per “le banche responsabili” dell’ONU. Nello stesso periodo Sovcobank buttava fuori un eurobond da 300$ milioni molto verdoso e si prendeva una BB+ da Fitch (famosa agenzia di rating americana neutrale, che non sbaglia mai un colpo… vedi 2008). Se si deve comprendere come si stan muovendo le banche russe si deve tenere un occhio su Sberbank. È la banca che “guida i giochi” in Russia: il 36% dei prestiti alle grandi imprese e il 30% alle medie imprese provengono da qui. La banca ha approvato un ambizioso piano molto verde nel 2020 a cui conta di attenersi. Sempre nel primo semestre 2021 è partito un progetto sperimentale di commercio di emissioni nella zona di Sakhalin.

Il Fondo di Benessere Nazionale e le altre istituzioni fanno cose…

Un aspetto interessante sul tema ESG (in particolare la S di Social) è il comportamento del Fondo di Benessere Nazionale. Il fondo agisce come camera di compensazione: quando il costo del petrolio è alto accumula riserve, quando è basso diventa una sorta di cassa di emergenza. Il fondo supporta anche progetti di “sviluppo sociale” della cittadinanza russa: tra i più rilevanti, attivati negli ultimi anni, i “rubli verdi” e relativi social bond. Sempre rimanendo nell’ambito delle grandi istituzioni finanziarie nazionali o sovranazionali vale la pena ricordare che all’ultimo Spief la discussione sugli ESG è stata una porzione importante, non solo per la Russia, ma per l’intero consesso politico-aziendale li presente. Tra i partecipanti al panel c’erano non solo realtà della sfera euroasiatica ma anche gruppi europei (Germania in testa ) e medio orientali (Qatar, che con il suo gas è di fatto in competizione con la Russia, e deve capire come allinearsi in ambito ESG). Anche la EBD si è mossa definendo un accordo con la ERG per un supporto finanziario che integri i principi (e le applicazioni pratiche) degli ESG. 

Roba verde buona da investire c’è in Russia? 

Alla fine la domanda, quando si parla di ESG è sempre una: c’è roba buona da comprare che sia compliance ESG (o almeno si manifesti credibilmente sicura?). Si, o meglio, non si differenzia, in termini di approccio analitico delle basi dei ESG, da quella occidentale. Sul tema dell’affidabilità degli ESG, a livello mondo, ne parlerò in seguito, ma, stante la definizione ESG riconosciuta, c’è una bella classifica di aziende russe a cui dare un occhiata. La classifica viene da Raex, un’agenzia di rating relativamente giovane, intorno ai 20 anni, che sta sgambettando molto per farsi spazio nelle big autorizzate dall’ESMA.

Resta tuttavia un’incognita fortemente mediatica sugli ESG russi.

Gli ESG, sbucati come funghi dopo la pioggia negli ultimi anni (temporalmente la loro maggior proliferazione si ha in corrispondenza della signorina con le trecce che piangeva all’Onu e ha, purtroppo, una depressione latente) sono un evento ecologico e mediatico.

Sul tema ci tornerò con maggior dettaglio in futuro, ma molti concetti e approcci analitici che stanno alla base degli ESG, e del concetto di Net-zero, hanno forti criticità (se parliamo dei loro vantaggi verso l’ambiente).

Detto questo  è indubbio che un importante supporto mediatico è parte della ricetta del successo degli ESG: ogni entità che vi investe, o li crea, gode di una discreta copertura mediatica, veicolata via Csr aziendale, ai media. Specialmente in occidente l’evento mediatico degli ESG è piuttosto violento: non ci si può girare un attimo che una ESG ti salta alla gola per attirare la tua attenzione.

E qui nasce la criticità russa. La capacità storica delle aziende e dello stato russo di dialogare con i media occidentali è piuttosto primitiva, se paragonata alla stessa abilità degli stati occidentali. Considerando che la strategia degli ESG russi ha alla base, come del resto in occidente, l’interesse di attrarre capitali occidentali (ma anche cinesi e medio orientali) esiste il plausibile rischio che, stante la validità e la full compliance di un prodotto ESG russo, la sua credibilità sul mercato venga messa in discussione da agenzie di rating occidentali e conseguentemente dai media. Di fatto, in uno scenario di guerra mediatica come quello attuale (dove Cina e Russia sono cattivi, eredità di Trump abbracciata e rinsaldata da Biden) gli sforzi e i prodotti russi potrebbero essere ignorati o scarsamente investiti da fondi occidentali per ragioni di mere Pr. 

@enricoverga

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