Si prende tempo il presidente giallo-rosso James Pallotta. L'obiettivo sul lungo termine resta cedere la Roma e uscire dall'investimento ma il “come” e il “quando” restano per ora una incognita. Questi fattori saranno chiari soltanto nelle prossime settimane, riporta il Messaggero. L'ultima offerta di Dan Friedkin è stata rifiutata. Ora le possibilità sono due: trovare nuovi soci di minoranza che possano garantire, insieme a operazioni di factoring, liquidità immediata. Oppure rivalutare la società e sedersi nuovamente al tavolo delle trattative per la cessione dell’intero pacchetto. Le linee guida alla dirigenza del club sono attese per metà mese. La proposta respinta valeva 575 milioni, così strutturati: 125 milioni al closing, 52 milioni entro sei mesi, 85 entro l'anno come iniezione di liquidità destinata al consolidamento della squadra e sotto forma di aumento di capitale, 300 milioni destinati al debito strutturale più altri 13 per le partecipazioni più piccole della galassia giallorossa. Molto meno rispetto ai 704 milioni proposti a dicembre che avrebbero garantito una plusvalenza a Pallotta di 90 milioni. Il presidente vuole vendere, ma non vuole rimetterci. Per il primo scenario Goldman Sachs si sta già dando da fare e ha ricominciato a fare circolare il teaser del dossier Roma tra nuovi investitori. I destinatari sarebbero una decina tra cui Joseph DaGrosa, gestore del fondo di private equity di Miami General American Capital Partners che partecipò all'acquisizione del Bordeaux 15 mesi fa. Avventura finita in breve con la vendita delle quote (il 13,6%) per una quindicina di milioni. La seconda ipotesi, quella della ripresa delle trattative, vede in gioco soltanto Friedkin per ora. Intanto il presidente Pallotta, agevolato dal decreto Liquidità, ha tempo fino al 31 dicembre 2020 per versare quello che resta della ricapitalizzazione da 55 milioni. Mentre la questione dello stadio ha ripreso linfa e potrebbe ottenere il via libera del Comune.