Il mondo dei rider al tempo del Covid-19 si è ritagliato un posto sempre più importante nelle nostre vite. A marzo, scrive il Sole24ORE, le richieste di spesa online per Glovo sono cresciute del 300% mentre quelle di consegna da porta a porta, come il recapito dei pacchi, a marzo ha segnato un +900%, grazie anche allo scambio dei regali di Pasqua. Diventando sempre più indispensabili con il lockdown, gli operatori del settore hanno aumentato anche le loro rivendicazioni ed è di mercoledì scorso il primo sciopero internazionale degli addetti alle consegne a domicilio in Spagna e in cinque Paesi dell'America Latina. Hanno chiesto più dispositivi di protezione contro il Covid-19 e miglioramenti salariali. Mentre in Italia il sindacato “Deliverance Milano” ha espresso le proprie richieste nel documento “10 punti per un delivery al sicuro”. Nel nostro Paese i ciclofattorini sono circa di 10mila, di cui si stima un terzo attivi a Milano. Per molti di loro le consegne rappresentano la principale e unica fonte di reddito. Da una ricerca commissionata dal comune di Milano all'Università Statale emerge che le loro condizioni contrattuali sono spesso precarie e che esistono anche delle situazioni di caporalato digitale in cui un soggetto “in regola” si registra su più piattaforme, ottiene le credenziali che poi passa a irregolari che effettivamente fanno le consegne e vengono pagati in nero dal caporale. Sulla vendita degli account è in corso una inchiesta del tribunale di Milano mentre Uber Eats ha studiato un sistema di riconoscimento per i suoi rider. Fit Cisl che segue l'area logistica e merci punta a una figura del rider contrattualizzato e in regola ma prima c'è da affrontare la questione dell’autonomia di questi lavoratori perché l’attività e la prestazione vengono decise della piattaforma di food delivery. Il sindacato chiede trasparenza degli algoritmi, diritto alla disconnessione e quello alla privacy. In futuro il ruolo dei rider potrebbe diventare ancora più centrale nei consumi. Se a marzo era solo il 6% dei ristoratori che offriva il servizio di consegna a domicilio, oggi le stime dicono uno su tre. C'è anche chi assume i propri fattorini ed è la catena Domino’s Pizza Italia. I loro lavoratori sono assunti con il contratto dei pubblici esercizi e l'azienda fornisce divisa, dispositivi di protezione, casco e scooter elettrico.