In futuro a ricostruire le nostre ossa potrebbe essere una stampante 3D. È quello che in Europa stanno studiando aziende come Particle3D, Mimetis e Xilloc. Ne parla Sifted, la piattaforma new-media del Financial Times dedicata agli innovatori e gli imprenditori europei. Il mercato dei materiali bio-stampati che imitano le cellule viventi (come organi, vasi sanguigni, tessuti e ossa) è solo agli inizi ma secondo Global Market Insights, il settore avrà un valore di 2,2 miliardi all'anno entro il 2024. E in Israele a metà aprile una équipe dell’Università di Tel Aviv è riuscita a stampare un cuore in 3D. Tra le startup che stanno cercando di imitare il modo in cui l'osso è fatto c'è la danese Particle3D che ha sviluppato un materiale stampabile a base di fosfato di calcio, il minerale di base delle nostre ossa. Con questo la startup è in grado di stampare impianti ossei che possono essere personalizzati per ciascun paziente e addirittura scomparire nel corpo quando l'osso si riforma. Particle3D ha chiuso i suoi primi round di finanziamento lo scorso anno, raccogliendo circa 800mila dollari da parte di PreSeed Ventures e alcuni business angels e sta pianificando un altro round per finanziare gli studi clinici sugli esseri umani nel 2021. Mimetis invece è stata fondata in Spagna e la sua ideatrice Maria-Pau Ginebra ha passato oltre 10 anni a sviluppare i suoi materiali ossei stampabili in 3D presso l'Università Politecnica della Catalogna. In un primo momento diede in licenza il suo materiale brevettato a una società più grande, poi decise di creare la sua startup. La tecnologia Mimetis è già in uso nelle cliniche veterinarie spagnole e l'azienda è già in grado di stampare in 3D innesti ossei personalizzati per cani. La startup in due round di investimento ha raccolto un totale di 981mila euro. In una recente campagna di crowdfunding ne ha messi in cassa altri 190mila e ha ricevuto una sovvenzione di un milione di euro dalla Commissione Europea per avviare sperimentazioni cliniche sugli esseri umani. La startup olandese Xilloc è in questo campo è stata pioniera: ha sviluppato la prima piastra cranica e la prima mandibola stampate in 3D e ora ha acquistato i diritti per utilizzare la tecnologia sviluppata dalla società giapponese Next21 nel 2015 e già testata, almeno in Giappone, sul corpo umano. Anche l'Italia si è mossa in questa direzione: nel maggio 2016 i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con i ricercatori dell’Imperial College di Londra, hanno brevettato un osso bionico che si stampa in 3D autoriparante e biocompatibile.