AIFI, pur esprimendo soddisfazione per le
misure contenute nella legge di stabilità presentata alla Camera, chiede di
inserire, nella disposizione che prevede l’azzeramento della tassazione per
fondi pensione ed enti previdenziali, anche i fondi di private debt tra le asset
class di medio-lungo periodo che danno diritto al beneficio. Per favorire il
finanziamento delle Pmi non quotate occorre, infatti, intervenire sia con interventi
sul capitale di rischio sia sul capitale di debito, attraverso vari strumenti,
come insegna la realtà internazionale. È quindi fondamentale che in Italia – così
come nel resto dell’Europa – operino i fondi di private debt, che investano in
titoli di debito o strumenti analoghi di finanziamento emessi dalle imprese. Questi
operatori, nati sulla scia della riforma “minibond” del 2012, per potere
riversare risorse significative a favore delle pmi non quotate, necessitano di
raccogliere capitali, tra gli altri, presso fondi pensione e enti previdenziali
italiani. Per non vanificare gli sforzi fatti finora dal Governo e non smorzare
l’avvio di questo segmento, è necessario includerlo tra le asset class che
danno diritto al beneficio. Questa correzione consentirebbe alla misura, già frutto
anche di un intenso dialogo dell’associazione con il Ministero dell’economia e
delle finanze, di contribuire a fare crescere la dotazione di risorse a
disposizione degli investimenti alternativi, promuovendo un maggiore
coinvolgimento, da parte degli investitori istituzionali italiani, nel sostegno
alle imprese nazionali. “Si tratterebbe di un ulteriore importante passo,
avviato con il decreto sul credito di imposta, per garantire una maggiore
possibilità di diversificazione degli investimenti per gli aderenti al sistema
previdenziale e per fare confluire risorse alle nostre imprese”. - afferma Innocenzo
Cipolletta, presidente AIFI – “Inoltre, questo flusso potenziale di risorse
potrà avere un impatto positivo nel consolidare la fiducia dei capitali
internazionali verso il nostro mercato”. Un altro punto di interesse è
senz’altro rappresentato dal previsto rafforzamento degli incentivi fiscali per
l’investimento diretto o tramite veicoli specializzati in startup e PMI innovative,
sicuramente un segmento della nostra economia da promuovere. Sempre sul fronte
del sostegno al venture capital c’è attesa per gli ulteriori tasselli
annunciati dal piano Industria 4.0. Un giudizio positivo, anche se non sono
ancora noti gli aspetti di dettaglio della misura, può essere espresso fin
d’ora a favore degli sgravi fiscali per le aziende quotate che sottoscrivono
almeno il 20% nel capitale di nuove aziende. Questo potrebbe contribuire a
facilitare la fase di disinvestimento delle partecipazioni da parte dei fondi
di investimento e a creare nuove opportunità di crescita per le imprese. Da
ultimo, anche l’introduzione del nuovo strumento dei piani individuali di risparmio,
il cui funzionamento è ancora da testare sul mercato, che comportano
l’esenzione dei redditi di capitale per le persone fisiche che li
sottoscrivono, dovrebbe contribuire ad aumentare il flusso di risorse verso il
settore degli investimenti alternativi.