Il Tribunale di Forlì ha rigettato l'omologazione dell'accordo di ristrutturazione raggiunto tra Trevi Finanziara Industriale e i suoi creditori, presentato dalla società e dalle controllate Trevi spa e Soilmec spa. I giudici hanno respinto il piano per una causa ostativa formale: la presunta non indipendenza dell’attestatore Enrico Laghi che ha vidimato il progetto di ristrutturazione costruito dai soci (Cassa Depositi, il fondo di private equity Polaris e la famiglia Trevisani) e dalle banche creditrici tra cui Intesa Sanpaolo ed Unicredit. Laghi in passato fece una consulenza su alcuni acquisti in leasing ai vertici della società su parere richiesto da Consob e ora verrebbe quindi a mancare l’indipendenza per stabilire e firmare un progetto di risanamento industriale. La bocciatura del piano di salvataggio del gruppo, che però non ha riguardato specificatamente l’analisi della solidità e fattibilità del progetto di ristrutturazione, complica la ristrutturazione del debito. La mancanza di un accordo infatti potrebbe determinare la possibile liquidazione della società, poiché il valore delle pendenze finanziarie, maggiore di 0,7 miliardi di euro, al momento eccede l’enterprise value. Trevi ha dichiarato che intende proporre reclamo alla Corte di appello di Bologna ma il rigetto dell’intesa ha avuto comunque pesanti effetti sulla quotazione. Proprio nel giorno dell'annuncio, venerdì 15 novembre, le azioni di Trevi sono state sospese per eccesso di ribasso.