Virgin Australia, che ad aprile ha presentato istanza di fallimento, nei giorni scorsi ha ricevuto otto offerte non vincolanti di acquisizione. Dalle candidature gli amministratori di Deloitte hanno selezionato quattro società di private equity che ora passano al secondo round di offerte e continuano l'asta. A contendersi la seconda più grande compagnia aerea australiana che ha un debito di sette miliardi di dollari oggi sono Bain Capital, Bgh Capital, Indigo Partners e Cyrus Capital Partners. Scartate le proposte di Brookfield, dell'indiana Interglobe Enterprises e del magnate delle miniere Andrew Forrest. Il termine per le offerte vincolanti è previsto per il 12 giugno dopodiché gli amministratori puntano a raggiungere un accordo con il candidato finale entro la fine del mese. I fondi in corsa hanno già dimestichezza con il mondo dell'aviazione. Bain per esempio possiede Trans Maldivian Airways. Bill Franke, fondatore di Indigo Partners, è anche presidente della compagnia aerea statunitense Frontier Airlines, della cilena JetSmart e della low cost ungherese Wizz Air. Infine Ben Gray, uno dei fondatori di Bgh, nel 2007, quando lavorava per Tpg, gestì un'offerta di acquisizione poi fallita per Qantas. Virgin Australia, rimasta quasi del tutto a terra dal 25 marzo, è entrata in amministrazione volontaria dopo che il governo di Canberra ha escluso di partecipare al suo piano di salvataggio. A quel punto quattro alti funzionari dello studio contabile Deloitte sono subentrati come amministratori del vettore per ricapitalizzare la società e trovare nuovi finanziatori.