E' intitolato “Ready to Face the Crisis” il rapporto di PwC aggiornato al giugno 2020 dedicato allo stato attuale e le prospettive del mercato degli npe (acronimo di non-performing exposures). Il deleveraging di tali crediti, iniziato nel 2015, è proseguito anche nel corso del 2019. Per quanto riguarda il 2020, nonostante lo scoppio della pandemia, le principali banche italiane proseguono la loro strategia di deleveraging e l'anno in corso dovrebbe registrare transazioni dai 30 ai 35 miliardi di euro, considerando i deal completati ed annunciati. Nonostante la pandemia non sia ancora terminata ci sono alcune certezze sul futuro a breve-medio termine del mondo del credito. Una di queste sicurezze è che il Covid-19 porterà nuovo fermento nel mercato e gli operatori si stanno già attrezzando per fronteggiare gli impatti che la crisi economica avrà sui propri bilanci. I volumi lordi di npe si sono ridotti di oltre la metà in quattro anni, da 341 miliardi nel 2015 a 135 miliardi a fine 2019. Nonostante ciò, il mercato si aspetta un impatto su questo trend dovuto alla pandemia. Nei prossimi 18 mesi infatti sono attesi nuovi inflow tra i 60 e i 100 miliardi di npe. Gli utp, che ammontavano a oltre 60 miliardi (di cui l’82% è concentrato nelle prime 10 banche) prima della crisi da Covid-19, al netto di circa 10 miliardi di cessioni negli ultimi anni, saranno l’asset class più colpita dalla pandemia. Decine di migliaia di piccole e medie imprese e ditte familiari saranno a rischio. Tuttavia, stima PwC, il sistema finanziario si è rafforzato negli ultimi anni e quindi complessivamente è più preparato a gestire questa nuova ondata di npe.