Il Private Equity Monitor - PEM, Osservatorio permanente della Liuc –Università Cattaneo, primo - dal 1998 - a effettuare il censimento e il monitoraggio delle operazioni di private equity realizzate in Italia. Con oltre 2.300 operazioni inserite è accreditato internazionalmente, grazie a un Comitato Scientifico che vanta alcuni tra i più rilevanti esperti del settore. Punto di riferimento tra gli operatori del mercato anche per il suo Private Equity Monitor Index, Pem-I, che trimestralmente rileva l’andamento del mercato sulla base è liberamente accessibile: http://www.privateequitymonitor.it/.
Il mercato del private equity non tira il fiato neanche a settembre, storicamente tra i meno intensi insieme al bimestre luglio/agosto a causa dell’effetto stagionalità, facendo registrare altri 10 nuovi investimenti. Lo scorso anno, nel medesimo periodo, l’Osservatorio PEM di LIUC – Università Cattaneo, aveva mappato 7 investimenti. Il 2018 si va configurando a tutti gli effetti come anno record, avendo già raggiunto, dopo nove mesi, quota 110 operazioni. Il mese appena trascorso, caratterizzato da un’eccellente vivacità del settore, se si tiene anche conto di numerose operazioni annunciate e in procinto di chiudersi a breve, conclude, dunque, un terzo trimestre di sicuro interesse per gli investitori, che hanno portato a termine ben 34 nuovi investimenti. Sulla base dei valori enunciati, l’Indice trimestrale Private Equity Monitor Index – PEM-I, elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio PEM attivo presso la Business School di LIUC – Università Cattaneo, si è attestato così a quota 283, un valore mai registrato in questo periodo dell’anno nella storia pluriennale dell’indicatore. Anche a settembre, le operazioni di buy out si confermano predominanti sul mercato, con una percentuale ancora più elevata rispetto al trend consueto (80%), mentre le operazioni in capitale per lo sviluppo si confermano sempre nel raggio del 20% dell’intero settore. Due interventi di buy out rappresentano operazioni di add on, ovvero acquisizioni finalizzate alla crescita per linee esterne dell’impresa partecipata, sotto la regia dell’operatore di private equity. Dal punto di vista geografico, il settore risulta come sempre polarizzato nel nord del nostro Paese, in questo caso, nello specifico, in tre regioni: 40% in Lombardia, 40% in Emilia Romagna e 20% in Piemonte. In tal senso, se di certo non sorprende la percentuale della Lombardia, si conferma con decisione il riaffacciarsi del Piemonte, dopo un 2017 di scarsa significatività, ed il ruolo di assoluto rilievo dell’Emilia Romagna quale ambito regionale di grande attenzione per il private equity. In ottica settoriale, invece, si segnala il 40% dei beni di consumo, il 20% dei prodotti industriali e la presenza di altre operazioni concluse in ambiti settoriali meno frequenti, quali servizi finanziari, utilities e alimentare. Le piccole e medie imprese rappresentano, come sempre, il principale bacino di riferimento per gli operatori, anche se non mancano un paio di deals con enterprise value di rilievo, come già nei primi sei mesi dell’anno. Si conferma anche in questo arco temporale del 2018 l’interesse ed attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese (30% del totale). In tale contesto, si segnalano l’acquisizione di Azienda Enologica Bresciana effettuata da Apax (con una valorizzazione degli asset aziendali pari a 200 milioni di euro), nonché quelle di Seven (titolare dello storico marchio Invicta) a cura di Green Arrow e di Bodino condotta da 21 Investimenti. Degni di nota, anche, l’ingresso di Fondo Agroalimentare Italiano in Agrimola e quello di Aretex Capital in Building Energy.