Con la legge di bilancio 2019 il governo ha apportato alcune modifiche ai Pir, i piani individuali di risparmio istituiti nel 2016 con la legge 632 che prevedevano una esenzione fiscale nel caso l'investimento venisse mantenuto per almeno cinque anni. L'industria del risparmio gestito aveva chiesto venissero fatte delle modifiche alla revisione del 2019 ma il testo definitivo della norma è stato pubblicato il 7 maggio sulla Gazzetta Ufficiale e non differisce molto rispetto alla versione proposta in sede di bilancio. Sono confermati i vincoli agli investimenti: il 3,5% della raccolta complessiva dei piani individuali sarà da destinare ai circuiti alternativi di negoziazione i così detti MTF (Multilateral trading facilities) e un altro 3,5 al venture capital. Le pmi oggetto di investimento devono rispettare alcuni parametri tra cui operare in un mercato qualsiasi da meno di sette anni, avere al massimo 250 dipendenti e un fatturato di 50 milioni e non devono aver ricevuto risorse finanziarie per un ammontare complessivo superiore a 15 milioni a titolo di qualsiasi misura di aiuto per il finanziamento del rischio, così come sancito dalla normativa europea sugli aiuti di Stato. Chi ha in portafoglio i vecchi Pir potrà continuare a investire su questi strumenti con i benefici fiscali precedenti. Inoltre l'articolo 6 della norma prevede una possibile revisione dell'impianto normativo in futuro, dopo un periodo di monitoriaggio sulla raccolta e sul numero delle negoziazioni trascorsi sei mesi dall'adozione della legge. Dopo l'uscita del decreto in Gazzetta, AIFI si ritiene molto soddisfatta e disposta ad aprire un dialogo per la creazione di nuovi prodotti.