Gli yatch Ferretti sbarcheranno a Piazza Affari il 21 ottobre e non più il 16 come inizialmente comunicato. L'accoglienza del mercato sarebbe stata stata tiepida e così il gruppo avrebbe incontrato difficoltà a chiudere il book nei tempi ipotizzati. L'azienda, controllata per l'86,2% dalla cinese Weichai, ha preso qualche giorno in più per allungare il periodo di collocamento delle sue azioni per sondare l'interesse degli investitori asiatici ed evitare di dover collocare il titolo al minimo della forchetta o con un piccolo sconto. Pesano il raffreddamento nei confronti delle nuove quotazioni e i dubbi legati alla possibile mancanza di dividendi nei prossimi anni segnalata da Ferretti nel proprio prospetto informativo. Questo nonostante i risultati positivi che Ferretti ha annunciato nei giorni scorsi: il gruppo ha raccolto nuovi ordini per oltre 465 milioni di euro nei primi nove mesi del 2019, con un incremento de 18% rispetto all'anno scorso, e anche la semestrale mostra ricavi in crescita a 332,5 milioni. Il debito finanziario a fine giugno invece si attestava a 286,3 milioni ma oggi questa posizione è stata resa neutra dalla scelta presa da Weichai. In vista dell'ipo a inizio settembre il gruppo cinese ha convertito il finanziamento soci di circa 212 milioni di euro in capitale. A seguito del completamento dell'offerta, Weichai rimarrà l'azionista di maggioranza con il 51% e Piero Ferrari resterà con un 10% circa. L'ipo prevede sia un aumento di capitale da circa 100 milioni sia una cessione di azioni da parte di alcuni degli attuali azionisti. Ferretti ha fissato una forchetta di prezzo tra 2,5 e 3,7 euro ad azione, corrispondente a una valorizzazione post quotazione compresa tra 727 milioni e 1,076 miliardi di euro. Per Ferretti si tratta di un ritorno sul listino milanese dato che nel 2003 era stata delistata da Permira che aveva successivamente rivenduto il gruppo a Candover fino ad arrivare nel 2012 nelle mani dell'investitore cinese Weichai. Il gruppo asiatico aveva investito in Ferretti nell'ambito di un processo di ristrutturazione del debito impiegando all'epoca 178 milioni di euro di equity. Per Ferretti lo scorso anno circolavano valutazioni attorno a 750 milioni di euro, pari a 14 volte l'ebitda 2018.