L'ultimo trimestre 2020 del Pem ha chiuso con 85 i nuovi investimenti annunciati tra ottobre e dicembre dello scorso anno, contro i 62 del trimestre immediatamente precedente e i 76 dell’analogo periodo del 2019. Il settore si attesta su livelli soddisfacenti di attività, chiudendo in deciso rialzo rispetto al dato complessivo registrato l’anno precedente (251 operazioni, contro le 221 del 2019, che già aveva rappresentato l’anno record nella ventennale storia dell’Osservatorio Pem) e consolidando ogni anno con maggior vigore la ripresa avviata ormai da un quinquennio. Il quarto trimestre dello scorso anno, inoltre, evidenzia un numero di operazioni assolutamente mai registrato dall’Osservatorio. Sulla base dei valori enunciati, l’Indice trimestrale Private Equity Monitor Index – Pem-I, elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio Pem di LIUC Business School, raggiunge quota 708, un valore da record assoluto, mai registrato nella storia dell’Indice Pem-I e indicativo, come già anticipato, di un eccellente stato di salute del mercato italiano dell’investimento in capitale di rischio, pur in un momento storico così complesso e tortuoso. Rispetto allo scorso anno, si registra un incremento nel numero di deals con enterprise value superiore al miliardo di euro, ma soprattutto un numero sempre più consistente di operazioni nell’ambito del mid market e del segmento delle piccole imprese, fattore che conferma un crescente grado di penetrazione del private equity nel sistema imprenditoriale italiano e, quale primaria conseguenza, la dimostrazione di una maturità sempre più spiccata del settore. In quest’ultimo ambito, ovvero quello del mid market, gli operatori domestici costituiscono l’asse portante del mercato, avendo una conoscenza approfondita del sistema imprenditoriale italiano, delle sue caratteristiche e delle sue esigenze. Si conferma l’elevato interesse ed attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese: nel 2020, il 48% dei deal (120 sul totale di 251) è, infatti, riconducibile a operatori non domestici, a conferma di una ormai nuovamente consolidata attrattività del nostro sistema industriale. Nel corso del 2020, i buy out rappresentano l’80% del mercato, mentre le operazioni di expansion si confermano su discreti livelli (14%), aumentando non tanto il peso relativo sul mercato, quanto piuttosto il numero assoluto di operazioni, a fronte di un mercato decisamente sempre più ampio. Si registra, inoltre, un buon incremento nelle operazioni di turnaround (6%, 16 deal), mentre i replacement si confermano assolutamente marginali. È possibile riscontrare, in aggiunta, una presenza di operazioni di add on (78, che arrivano a rappresentare il 31% del mercato, rispetto al 21% nel 2019), a conferma dell’importanza dei progetti di aggregazione industriale, che ormai costituiscono in numerosi settori una delle chiavi di creazione di valore di maggior efficacia. Per quanto concerne la distribuzione geografica, il Nord del nostro Paese continua a rappresentare il principale ambito di riferimento per il settore del private equity, con la Lombardia storicamente catalizzatore di circa un terzo dell’intera industria. Analizzando, invece, i settori merceologici, i prodotti industriali (25%) e beni di consumo (18%) rappresentano, in sostanziale linea con il passato, il 43% del mercato. Da segnalare, inoltre, la crescita costante dell’attenzione degli operatori verso il comparto alimentare, che giunge ad un significativo 14% di frequenza. In tale contesto, si segnalano le dieci operazioni caratterizzate dal più alto ammontare di equity investito: come è possibile osservare dalla tabella riportata, un’ulteriore conferma del grado di penetrazione del private equity nell’economia reale del nostro Paese giunge dalla collocazione settoriale di tali “mega-deals”, che spaziano, di fatto, in tutti gli ambiti industriali strategici. Il Private Equity Monitor Index –Pem-I è un indice nato nell’ambito del Pem, Osservatorio attivo presso la Business School di LIUC – Università Cattaneo, con il contributo di EOS Investment Management, EY, Fondo Italiano di Investimento, McDermott Will&Emery, UniCredit e Value Italy.