Sono 33 le operazioni annunciate nel primo trimestre 2020, secondo i dati pubblicati dal Pem-private equity monitor, l'Osservatorio della LIUC - Università Cattaneo. Dopo i 23 deal conclusi tra gennaio e febbraio, il mese di marzo mostra una flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con l’annuncio di 10 operazioni rispetto alle 16 del 2019. Nel primo trimestre dello scorso anno, che si è concluso con numeri da record, l’Osservatorio aveva mappato 38 investimenti. Sulla base dei valori enunciati, l’Indice trimestrale Private Equity Monitor Index – PEM-I, elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio Pem attivo presso la Business School di LIUC – Università Cattaneo, si è attestato così a 275 punti base, rispetto ai 300 dello stesso trimestre del 2019. Entrando nel dettaglio dell’analisi dei dati, i buyout si confermano predominanti sul mercato, con una percentuale ancora più elevata rispetto al trend consueto (88%), mentre le operazioni in capitale per lo sviluppo sono pari al 12% dell’intero settore. Non si registrano, nel trimestre, deal di ristrutturazione societaria o di replacement. 18 interventi di buy out rappresentano operazioni di add on, ovvero acquisizioni finalizzate alla crescita per linee esterne dell’impresa partecipata, sotto la regia dell’operatore di private equity. Questa evidenza conferma l’importanza dei progetti di aggregazione industriale, che ormai costituiscono in numerosi settori una delle chiavi di creazione di valore di maggior efficacia, nonché segnala la volontà degli operatori di sostenere, consolidare e valorizzare le partecipazioni in portafoglio. Dal punto di vista geografico, l’attività del primo trimestre risulta particolarmente polarizzata nel nord del nostro Paese in Lombardia, che da sola rappresenta ben il 54% del mercato. Seguono, a pari merito, Toscana e Veneto, con il 12%. In ottica settoriale, invece, si segnala il 30% dei prodotti per l’industria, il 24% del terziario, il 15% dei beni di consumo e la presenza di altre operazioni concluse in ambiti industriali meno frequenti, quali pharma, ICT e utilities. Le piccole e medie imprese rappresentano, come sempre, il principale bacino di riferimento per gli operatori, anche se non mancano alcuni di deal con enterprise value di rilievo, come già accaduto nello scorso anno e, soprattutto, nel 2018. Si conferma in questo avvio del 2020 l’interesse e l'attenzione degli investitori internazionali verso le imprese del nostro Paese (il 66% del totale).