Nestlé ha annunciato le prime iniziative che fanno parte del suo impegno per rendere tutti i propri imballaggi riciclabili o riutilizzabili entro il 2025 e ridurre quindi di un terzo l'uso di plastica vergine. A gennaio la multinazionale aveva dichiarato per la prima volta che avrebbe drasticamente ridotto l'utilizzo di plastica nuova tramite un piano da due miliardi di franchi svizzeri. Poi il Covid ha rallentato i progetti. Nei giorni scorsi però si è passati ai fatti. Nestlè ha sbloccato la prima tranche concreta di quegli investimenti annunciati mesi fa e ha dichiarato che stanzierà 30 milioni di dollari per il passaggio dall'uso di plastica vergine a quella riciclata per contenitori per alimenti negli Stati Uniti. L'investimento sarà destinato a Closed Loop Leadership Fund, fondo di private equity americano creato da Closed Loop Partners per finanziare le aziende che promuovono un'economia circolare progettando e realizzando tecnologie per aumentare il tasso di riciclo della plastica i America. Stando agli accordi Nestlé avrà accesso alla plastica lavorata dalle società in cui il veicolo investe. In Cile invece ha preparato un un sistema computerizzato per distribuire le crocchette di cibo per cani sfuse, anziché nei sacchetti. I clienti ordinano via app e i mezzi dell'azienda portano direttamente a casa loro il prodotto comprato. Mentre in Francia Nestlé ha ideato il primo imballaggio in carta riciclabile che verrà testato per il dado da brodo Maggi. Anche l'Italia è coinvolta nel maxi-progetto plastic-free e nella sede di Milano il team di ricerca sta già lavorando per sottoporre alcuni progetti al board con l'obiettivo di ottenere una fetta dei finanziamenti. Nel nostro Paese la multinazionale possiede marchi come San Pellegrino, Perugina e Buitoni e Purina. Già oggi, sostiene Nestlé, l'87% degli imballaggi è riciclabile o riutilizzabile e tra quelli in plastica la percentuale supera i1 65%. L'obiettivo del 100% entro cinque anni sembra quindi al gruppo alla propria portata. Senza che questo poi comporti delle spese maggiori per i clienti finali. Il programma si finanzierà da solo: riducendo gli strati degli imballaggi si ridurranno anche i costi, fanno sapere dall'azienda. Nestlé l’anno scorso vicino a Losanna, in Svizzera, ha aperto un centro di ricerca con oltre 50 impiegati dedicato allo sviluppo di nuovi materiali per imballaggio, come la bioplastica o le nuove carte di cellulosa in grado di sostituire la plastica laminata delle confezioni salvafreschezza.