Nella mattina del 16 settembre Macquarie ha fatto recapitare a Enel una offerta vincolante per una quota compresa tra il 35% e il 50% di Open Fiber. La proposta era stata deliberata dal vertice dell'investment committèe del fondo australiano il giorno prima. La cifra offerta non è stata resa nota ma secondo indiscrezioni va dai cinque ai sei miliardi equity, a cui si aggiungono due miliardi di debiti, per un enterprise value totale compreso tra sette e otto miliardi. Come ricostruisce Repubblica, Open Fiber è stata fondata nel 2016 per creare una rete in fibra ottica - in concorrenza a quella di Telecom - e oggi è posseduta in modo paritetico da Enel e Cassa depositi e prestiti. Le due aziende però hanno cominciato a farsi concorrenza tra loro e, come risultato, il ritorno sugli investimenti di entrambe sono bassi. Così è maturata l'idea di creare una rete unica della banda larga. Nella nuova società Tim avrà la posizione di maggioranza (almeno il 51%) e Cdp farà da garante della neutralità attraverso una governance condivisa. All'impresa parteciperanno anche Fastweb e il fondo americano Kkr che intanto è stato autorizzato dal governo a entrare con il 38% in Fibercop, la società che deterrà la rete secondaria di Tim e andrà a fondersi con Open Fiber. Il Mef, che è il maggiore socio di Enel, vorrebbe che Cdp acquisti un ulteriore 5-10% di Open Fiber da Enel in modo da salire al 60-65% e lasciare Macquaire in minoranza, come fatto con Kkr in Fibercop. A quel punto l'unione delle due reti dovrà passare per la valutazione degli altri pezzi di rete da apportare, anche in base ai parametri forniti dai fondi Kkr e Macquarie.