Secondo quanto risulta a MF – Milano Finanza il ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Economia starebbero lavorando a una modifica dei Pir, i Piani individuali di risparmio che, dopo le modifiche di maggio, non hanno riscosso molto successo tanto che Equita stima per la fine dell’anno deflussi per 700 milioni di euro. A bloccare il mercato sono stati i paletti, posti nell'ultima versione dei Pir, che prevedevano un vincolo a investire il 3,5% in pmi quotate all’Aim e la stessa quota in venture capital. Anche sulla spinta del caso Bio-On, ora il governo sta preparando delle modifiche da inserire nel disegno di legge di Bilancio o nel collegato fiscale, con uno o più emendamenti. Queste prevedono l’eliminazione del paletto minimo di investimento sull’Aim e un ripensamento sul vincolo agli investimenti in venture capital, che potrebbe rimanere anche se attenuato. Altra ipotesi, che però difficilmente potrà alla fine concretizzarsi, è quella di fissare un tetto massimo per le commissioni applicabili a questi strumenti, dedicati ai piccoli risparmiatori. I Pir sono stati introdotti nel 2017 con il governo Gentiloni con l’obiettivo di far confluire il risparmio degli italiani verso le piccole e medie imprese. L'esecutivo successivo, il primo governo Conte, ha apportato le modifiche che però hanno bloccato il mercato. I ministeri dello Sviluppo economico e dell'Economia non sono gli unici che si stanno occupando del destino dei Pir ultimamente. Nei giorni scorsi Sestino Giacomoni, vice presidente della Commissione Finanze in quota Forza Italia, aveva già avanzato una proposta di modifica. Infine c'è da sottolineare che la riforma di maggio prevedeva esplicitamente una possibile revisione della normativa dopo sei mesi.