Una recente ricerca di Kpmg ha analizzato le acquisizioni in Italia da parte delle grandi multinazionali e corporate estere a un anno dallo scoppio della pandemia e i risultati non sono positivi, anche se nell’ultimo periodo sembra esserci stata una ripresa specialmente in alcuni settori. Nel 2020 si è registrata una flessione sia in termini di volumi sia in termini di valori: nel primo semestre si è visto un calo dell’82% in termini di controvalore e del 22% in termini di volumi per gli investimenti esteri, mentre nei secondi sei mesi si è evidenziata una riduzione del 45% in termini di controvalore e del 38% in termini di volumi. Sull’intero anno gli investimenti di aziende estere in Italia hanno registrato una contrazione del 30% in termini di volumi e del 70% in termini di controvalori, scrive Carlo Festa sul Sole 24 Ore. Nell’ultimo decennio gli investimenti in Italia da parte di aziende estere sono stati 2.072, per un valore di circa 183 miliardi. Tra i principali acquirenti ci sono gli Stati Uniti, in testa con 487 transazioni per 45 miliardi, seguiti da Francia, Cina, Regno Unito e Germania. Tra gli ultimi mesi del 2020 e i primi del 2021 si vedono chiari di segnali di ripresa: da inizio anno sono state 50 le acquisizioni da parte di investitori esteri nel Paese, con il settore industriale e quello dei beni di consumo a farla da padroni in termini di appetibilità. Negli ultimi mesi si è riacceso l’interesse anche per le infrastrutture italiane, come dimostra la possibile acquisizione di Autostrade per l’Italia da parte di un consorzio tra Cdp e i fondi internazionali BlackStone e Macquarie. Tutto ciò va sommato al trend delle PMI, che da sempre fanno gola a fondi di private equity ed investitori finanziari esteri: nemmeno durante i primi mesi della pandemia è calato l’interesse verso le nostre piccole e medie imprese.