L’industria del live streaming cresce di anno in anno in tutto il mondo. Uno streaming in diretta può contenere ogni cosa: dalla partita di calcio del proprio figlio alla performance artistica di Kim Kardashian mentre si mette lo smalto. Dei due il secondo potrebbe essere più lucrativo per gli sponsor. Con la diffusione del 5G, in futuro del 6G, il live streaming diventerà sempre più pervasivo e ubiquo. Se aggiungiamo la crescente abitudine a sottoscrivere pacchetti dati infiniti per i nostri cellulari, si comprende come il futuro dell’intrattenimento sia qui.
Tuttavia esiste una nazione dove il live streaming è già ad un livello superiore. Si stima che l’ecommerce, in Cina, crescerà del 20% nel 2021 contro un modesto incremento del 7% del retail tradizionale fisico. Vi sono differenti fattori alla base di questo aumento, ma suggerisco di approfondirli con uno dei tanti rapporti che ne parlano.
Il made in italy al 100% è senza prezzo e molto ricercato
Il tema centrale di questa analisi è discutere chi e come sta valorizzando l’ecommerce cinese e come, soprattutto, esso possa divenire una porta di ingresso di beni e servizi made in Italy.
Il vero made in Italy è qualcosa d’irripetibile. Per vero intendo l’intera filiera di produzione sita in Italia: pelle, aghi, fili, esperte che assemblano materiali pregiati (se parliamo di moda e design). Lo stesso dicasi per la produzione alimentare: maiali italiani cinta senese (non quelli che fan le vacanze in Polonia…), Fassone che brucano solo erba piemontese, tonni pescati qui etc..
L’Italia, povera di materie prime, ha fatto della processazione un’arte. Un’arte che può essere imitata usando materie prime di altre nazioni (di scarsa qualità o che violano i principi ESG a cui tutti, a partire dal mondo finanziario, si stanno allineando). Utilizzare materie prime locali ha il grande vantaggio di renderci certamente più costosi (l’olio del lago di Como, costa al litro più del platino) ma egualmente irripetibili. Se invece tentiamo di vendere robaccia prodotta fuori beh… l’imitazione è facilissima. Il vero made in Italy (100% fatto qui) è sicuramente un prodotto premium che forse il 10% dei consumatori cinesi possono permettersi con regolarità… ma il 10% dei consumatori cinesi sono circa 140 milioni, quasi 3 volte la popolazione italiana.
Lo stesso discorso vale anche per i servizi made in Italy: tutto il comparto turistico è di grande appeal per i cinesi ma sotto valutato e “venduto” solo dalle località principali che hanno le risorse economiche e la visione (forse) per promuoversi all’estero.
Come vendere ai cinesi
Viya, Austin (un filino androgino stile “little fresh meat”), Zola, Xin, Sanda, Yu li conoscete? Forse no. Ci sono due ragioni: la prima è logica sono per lo più genZ. Chi lavora in finanza in un ruolo apicale ha in media 45 anni in Italia, e difficilmente utilizza Weibo o Douyin. La seconda è che l’universo dell’ecommerce cinese è pressoché un ecosistema chiuso. Quindi o vivete là, parlate il cinese e siete in fissa con il consumismo di massa, oppure questi nomi sono ignoti. Loro sono i principali influencer cinesi. Muovono milioni di followers tra le diverse piattaforme streaming “China only”, e spingono l’e-commerce come non mai. Viya (Huáng Wei ??), solo per far un esempio, è emersa negli ultimi anni. Già nel 2020 era una star del live streaming.
Se le aziende consumer di prodotti o servizi del made in Italy, quello buono che sono nel vostro portafoglio, vogliono vendere in Cina, devono passare di qui.
Perché il live streaming?
La cultura cinese è differente da quella occidentale e mediamente meno individualista. Potremmo dire, esagerando un poco, che è una cultura di sciame. L’intelligenza emotiva di sciame è qualcosa di molto complesso, studiato sia in ambito tecnologico che sociologico e applicato, con differenti gradazioni di successo, anche alle organizzazioni umane. Tuttavia nell’ambito dello shopping le teorie sulle folle, comportamenti di aggregazione etc.. non sono novità recenti. Il Live streaming combina questi elementi di sociologia “antica” al digitale. Sulle singole piattaforme cinesi è possibile acquistare mentre si assiste alla presentazione. Cosa forse ancora più importante si può interagire in tempo reale con l’influencer (certo un numero ridotto di contatti per ogni live). Per fare il paragone con l’occidente è come se Ronaldo o Kim Kardshian, quando fanno i loro live, dialogassero con loro followers (molto raro, se non si è a un livello simile al loro, in termini di follower). Gli influencer cinesi far sentire anche l’ultimo dipendente della ditta di trasporti di Xian un elemento dello sciame: un elemento vitale che può divenire più bello, intrigante e sexy, comprando il trucco o il parrucco cinese (il trucco per uomini in Cina è in continua crescita).
Made in Italy e livestreaming: si potrebbe fare molto di più
6 novembre 2020. In piena pandemia a Shangai si inventano un progetto di live streaming dove Austin Li parlava del Made in Italy. L’evento è creato da China Media Group e supportato dalla nostra ambasciata locale. Stante il comunicato stampa vengono venduti in meno di due ore, sulla piattaforma Tmall, poco meno di 5 milioni di euro valore merce. Per i nostri standard italiani un successo strepitoso. Per gli standard cinesi? Boh una goccia nel mare. Più che definirlo un successo si potrebbe dire una “puntata 0” andata bene: i brand che parteciparono all’evento sono quelli più famosi in Italia. Sarebbe da ricordare che l’Italia è composta di centinaia di brand di nicchia, con produzioni di alta qualità. Di queste realtà nell’evento non si scorge nemmeno l’ombra.
Ci si potrebbe domandare se le aziende italiane, che vendono il vero made in Italy (sia prodotti che servizi) siano pronte per questo streaming.
La risposta è semplice: no. La maggioranza mancano di una visione, di una strategia, delle persone capaci e, ultimo ma non meno importante, delle risorse economiche.
Di contro i fondi che le partecipano, o le posseggono, hanno le risorse economiche per farlo. Se avranno anche una visione strategica e una comprensione del mercato cinese il livestreaming potrebbe essere, già da domani, il volano per il vero made in Italy (e per valorizzare gli assetti in mano ai fondi).
@enricoverga
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