Il nuovo oggetto del desiderio al tempo della sharing mobility è il monopattino elettrico in free floating. Sono stati gli investitori californiani i primi a capire le potenzialità del mercato europeo e oggi si stanno contendendo il mercato, battendo sul tempo anche i principali venture capitalist del vecchio continente. Il servizio offerto è simile a quello di bici e scooter: i monopattini vengono affittati tramite una app e poi, dopo l'utilizzo, possono essere lasciati sul posto. Negli ultimi due anni sette start up hanno raccolto oltre un miliardo di euro dai finanziatori. I principali operatori sono gli statunitensi Lime e Bird che hanno ricevuto rispettivamente 687 milioni e 367 milioni. Seguono cinque startup europee: la svedese Voi (74 milioni), la tedesca Flash (55), l'austriaca Tier (25), Dott di Amsterdam (29 milioni) e l'ultima da Berlino Wind (20). Lime oggi è la startup più presente in venti città. Questo business solleva però alcuni dubbi: non c'è uno storico sulla durata e sulla robustezza di questi monopattini elettrici; inoltre i mezzi non hanno batterie sostituibili e quindi il modello di business è appesantito dalla necessità di coordinare una flotta di furgoni che raccolga i monopattini scarichi in giro per le città. Infine, c'è la questione della normativa in materia di circolazione che in Europa non è uniforme. L'Italia è in un limbo: l’utilizzo è tollerato ma manca l'omologazione dei mezzi all'interno del Codice della strada. Il decreto che ne autorizza la sperimentazione, scrive il ministero dei Trasporti, entrerà in vigore entro l'estate 2019. Saranno i sindaci decidere come e dove i monopattini elettrici potranno essere utilizzati. Intanto il mercato è partito. A Milano a ottobre ha iniziato a operare Helbiz, azienda di New York fondata da Salvatore Palella, 31enne di origini siciliane. Dopo la definizione della normativa sono pronti a entrare nel business della micromobilità elettrica italiana anche Hive, Wind, Bird e Mobike.