GreenBone, nata a Faenza nel 2014, sta continuando a raccogliere capitali per lo sviluppo del suo ambizioso progetto: utilizzare fibre naturali nel campo della rigenerazione ossea, in particolare grazie ad una composizione chimica con proprietà biometriche tali da consentire al corpo umano di riconoscere l’impianto come proprio. La società, scrive Francesca Vercesi su La Repubblica, ha sviluppato impianti ossei brevettati dotati di proprietà rigenerative adatte ad affrontare la perdita di porzioni considerevoli delle ossa lunghe. La prima raccolta da 3 milioni di euro risale al gennaio 2015, quando la startup è diventata operativa; nel 2017 hanno iniziato ad entrare i fondi con un primo investimento da 8,4 milioni, seguito a novembre 2020 da altri 10 milioni di euro. La società ha intenzione di utilizzare questi capitali per aumentare la propria capacità produttiva e per iniziare la commercializzazione tra fine 2021 e inizio 2022, con una crescita dell’organico di almeno altre dieci persone e l’obiettivo di arrivare a 40 dipendenti entro fine 2022 (al momento sono 15). Il potenziale del mercato, che ad oggi vale 4 miliardi di euro, è enorme perché potrebbe raddoppiare nei prossimi anni. Tra i sottoscrittori dell’ultimo aumento di capitale ci sono Cdp Venture Capital Sgr, Innogest, 3B Future Health Fund, Meta Venture e alcuni investitori privati di Italian Angels for Growth.