Il crack di Wirecard fa sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Venerdì scorso tutte le carte di pagamento emesse dalla controllata britannica della fintech tedesca in procedura fallimentare sono state bloccate senza preavviso. La decisione è stata presa dalla Fca, Autorità di controllo dei servizi finanziari inglese, ma ha pesato anche in Italia dove sono state congelata 325mila carte di debito emesse a marchio SisalPay per un totale di circa 20 milioni di euro. Subito dopo la decisione, Sisalpay stessa è intervenuta assumendosi direttamente l’onere finanziario e impegnandosi a restituire i fondi congelati ai propri clienti, per lo più ignari di essere finiti nel mezzo dello scandalo. L'iniziativa, ha spiegato l'azienda, è stata assunta in totale assenza di responsabilità nella vicenda e con il supporto degli azionisti Cvc Capital Partners e Banca 5 (Intesa Sanpaolo). Sisalpay inoltre ha cominciato a contattare ogni cliente per offrire il rimborso integrale del saldo sulla carta o il passaggio a una nuova carta emessa da Banca 5, società finanziaria controllata da banca Intesa, socia al 30% di SisalPay, di cui il fondo di private equity ha il restante 70%. La situazione è iniziata a tornare alla normalità martedì. Lunedì notte la Fca con un comunicato ha dichiarato di avere scongelato tutte le carte in Europa consentendo a Wirecard di riprendere l’attività operativa. La società finita nello scandalo per un buco nelle casse da 1,9 miliardi oltre a garantire pagamenti per transazioni effettuate online si occupa anche di emettere carte, per lo più di debito, attraverso la sua controllata inglese. In Italia tra le società che si appoggiano a Wirecard per le prepagate distribuite con il proprio marchio ci sono Soldo e Sisalpay.