Il consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha discusso dell'operazione che coinvolge Tim e la francese Ardian e ha per oggetto il 30,2% di Inwit, la società attiva nel settore delle infrastrutture per le comunicazioni elettroniche nata dall'integrazione con le torri Vodafone. Sullo sfondo ci sono pure le grandi manovre per creare la futura società delle reti e che potrebbe inglobare anche le torri di trasmissione per tlc e tv. Per quanto riguarda Inwit i ministri dell'Economia e dello Sviluppo economico sono su posizioni discordanti ma hanno trovato un'intesa in extremis. Le divergenze riguardavano un via libera senza condizioni o l'esercizio del goldenpower – il diritto di veto che il governo italiano si riserva su operazioni in asset strategici. La decisione è stata autorizzare l'operazione (che vale 1,6 miliardi e serve a Tim anche per alleviare l'indebitamento) applicando però una prescrizione, elaborata dal Mise e passata di comune accordo, relativa alla governance e ai poteri del fondo francese. L'operazione in realtà per ora non riguarda il progetto industriale di Inwit ma prevede finanziariamente di creare una holding alla quale verrà conferito il 30,2% della società di torri. Di questa newco il consorzio di fondi guidato da Ardian deterrà il 49%, mentre a Tim andrà il controllo. Canson Capital Partners dovrebbe rilevare fino al 3% della quota diretta di Tim in Inwit. L'operazione ha attirato l'attenzione di alcuni esponenti della maggioranza, specie M5S, secondo cui il deal potrebbe non allinearsi all'idea di arrivare in futuro a una rete unica allargata al 5G, e quindi alle relative torri di trasmissione.