Toshiba, storico marchio giapponese fondato nel 1875, ha ricevuto un’offerta da 20 miliardi di dollari da parte di Cvc Capital Partners a cui sarà difficile rinunciare. Questo significherebbe uscire dal Kabutocho, la Borsa di Tokyo, segnando un altro colpo da parte dei grandi capitali privati al mercato pubblico, in uno dei capitalismi più tradizionali e refrattari agli investimenti stranieri. Lo scrive Simone Filippetti sul Sole 24 Ore, aggiungendo che quella che si prospetta essere l’operazione finanziaria dell’anno, e non solo, dà il segnale che l’economia britannica stia ripartendo con forza dopo la crisi del Covid, spinta anche dalla grande quantità di liquidità immessa nel sistema. Se l’accordo andrà a buon fine si tratterà della più grande scalata della storia, battendo anche l’acquisizione di ThyssenKrupp ascensori da parte dei private equity Advent e Cinven nel 2020. Per Cvc la proposta rappresenta una possibilità di espansione in Giappone, dove le grandi aziende sono sotto pressione per vendere gli asset non core e migliorare i ritorni per gli azionisti. Toshiba è stata travolta da uno scandalo nel 2015, e per questo risulta indebolita e più propensa a cedere alle avance di un investitore straniero. Il CdA dell’azienda si riunirà nei prossimi giorni, e anche se ci dovesse essere l’approvazione l’operazione dovrà essere sottoposta a un esame dal punto di vista della regolamentazione, perché Toshiba è una delle poche aziende in grado di costruire reattori nucleari e di produrre anche altre apparecchiature sensibili, come le batterie agli ioni di litio utilizzate nei sottomarini militari giapponesi. Il segretario capo del governo, Katsunobu Kato, ha aggiunto che per il Giappone è importante che il lavoro di Toshiba sulle infrastrutture non venga interrotto.