Gvs lavora a tempo pieno per fare fronte all’emergenza del coronavirus. La società bolognese produce soluzioni avanzate di filtrazione ma anche mascherine per l’industria e proprio nel secondo ambito sta moltiplicando i suoi sforzi. Le linee produttive sono state aumentate da tre a quattro. Inoltre per fare fronte alle richieste Gvs ha assunto 120 persone di cui 90 a Bologna e 30 ad Avellino. L'azienda ha messo a servizio dell'emergenza italiana anche gli stabilimenti di Cina, Inghilterra, Brasile e Romania. Inoltre è in preparazione un sito produttivo negli Stati Uniti perché la richiesta di mascherine dovrebbe crescere un po' ovunque. A fine 2019 questi dispositivi di protezione, la cui richiesta già allora era in crescita, rappresentavano solo 15 milioni sui 230 milioni di ricavi totali del gruppo. La maggior parte del fatturato di Gvs, il 42%, infatti derivava ancora dai filtri per il comparto automobilistico. In due mesi però l'azienda ha già superato tutti gli ordinativi di mascherine dell'intero 2019. La prima incursione in questo settore risale al 2009 quando l'azienda ha acquistato una società che produceva una prima mascherina utilizzabile nei principali settori industriali. Nel corso di dieci anni le acquisizioni di Gvs sono state 13. L'ultima, negli Stati Uniti, risale a gennaio per quattro milioni di dollari. L'azienda sempre in America si prepara a un nuovo deal. Quale sia l'azienda target però non si sa. La nuova acquisizione dovrebbe fare assumere a Gvs nuove competenze nel segmento dei filtri biomedicali e dare maggiore forza distributiva. La società, fondata nel 1979, oggi fa capo alla famiglia Scagliarini-Valentini. Per due volte a distanza di dieci anni - prima nel 2001 e poi nel 2011 - ha avuto come soci dei private equity e in entrambi i casi ne ha ricomprato le azioni. L'azienda bolognese dallo scorso autunno è impegnata anche nel processo di collocamento a Piazza Affari che dovrebbe avvenire entro l'estate.