La Georgetown University ha annunciato l'intenzione di rivedere tutti i suoi investimenti pubblici e privati per uscire dalle aziende di combustibili fossili entro i prossimi dieci anni. La decisione è stata presa dal consiglio di amministrazione della scuola anche a seguito delle pressioni di studenti e altri attivisti del campus. Secondo la nuova politica, Georgetown entro il 2030 cesserà di fare investimenti in aziende il cui business principale è l'esplorazione e l'estrazione di carbone, petrolio e gas naturale. L'università investirà il suo plafond da due miliardi in energia pulita e rinnovabili. Il processo di revisione riguarderà anche i fondi di investimento misti con cui collabora l'università e che potrebbero detenere esposizioni in società di combustibili fossili. In tal caso, la decisione sarà presa "caso per caso". Già nel 2015, il cda dell'università approvò la proposta di disinvestire dalle società minerarie e di carbone. La Georgetown, fondata dai gesuiti a Washington nel 1789 non è la prima facoltà a ripensare il proprio portafoglio, alcune settimane fa anche l'Università della California, con una dotazione di 13,4 miliardi di dollari, ha annunciato un provvedimento simile.