In Italia il fintech ha buone opportunità di crescita ma per ora registra numeri più bassi dei Paesi vicini. Lo fotografa l'ultimo rapporto di PwC e NetConsulting sul settore. Lo studio ha preso in esame 299 società (+27% sul 2017). Di queste, 180 operano nelle aree del “pure financial”, altre 119 sono invece di comparti affini. Insieme nel 2017 hanno fatturato complessivamente 265,6 milioni di euro, con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente. Per fare un confronto nel mondo il tasso di crescita lo scorso anno è stato del 120%. Le aziende con un fatturato superiore al milione di euro in Italia sono 40 e solo loro hanno realizzato profitti per 232 milioni di euro, pari a oltre l’87% del fatturato complessivo del settore. Nel nostro Paese le transazioni fintech sono state pari a 36 miliardi di dollari contro i 216 della Gran Bretagna, i 131 della Germania e i 91 della Francia. Il numero di startup innovative che offrono prodotti e servizi per il mondo finanziario è ancora contenuto. Sono solo il 3% delle 10mila censite dal Mise e operano in 60 diversi segmenti di specializzazione che vanno dai pagamenti (36 aziende) al lending (28), dal wealth e asset management (35) al capital market e trading (23), dall’insurtech (34) al regtech (15). Non conforta il capitolo sulla mortalità: Nel biennio 2017-2018 il saldo resta positivo con 40 aziende nate contro le 31 exit ma di queste solo il 13% è frutto di acquisizioni, il restante 87% è composto da cessata attività o inattività. Crescono le imprese innovative ma anche l'interesse delle istituzioni finanziarie tradizionali nel segmento: l’84% di loro ha dichiarato di voler intensificare le sue relazioni con il mondo del fintech. In sintesi PwC ipotizza un’evoluzione positiva del settore in Italia: con l’effetto Brexit, alcune delle startup che avevano scelto Londra come sede potrebbero tornare. Inoltre diversi investitori esteri sono interessati al comparto fintech italiano.