La storia di Kong, startup hitech nella connettività cloud che attualmente è valutata 1,4 miliardi di dollari, è quella di due ragazzi appena ventenni che hanno provato a coltivare il proprio sogno, e che per trovare delle persone che ci credessero sono dovuti emigrare dall’altra parte del globo.
Marco Palladio e Augusto Aghi Marietti sono i fondatori della startup che ha come core business un marketplace per API, ad oggi sono utilissime in molti settori, dai sistemi di pagamento alla gestione dei voli e alle consegne di pasti.
Il primo round di investimento, scrive Marco Valsania sul Sole 24 Ore, fu di 101 mila dollari e venne da quattro business angel conosciuti in maniera fortuita dopo un evento a Stanford; poco più in là, nel 2011, arrivarono altri 1,6 milioni da investitori del calibro di Crv e Jeff Bezos. L’ultimo round di finanziamento chiuso da Kong vale 100 milioni di dollari, nuovamente da investitori di tutto rispetto come Tiger Management, Goldman Sachs e Andreessen Horowitz.
L’ambizione della startup, che ad oggi impiega oltre 300 dipendenti e che punta ad arrivare a 450 entro fine anno, è quella di essere una “spina dorsale” del futuro digitale. Il fatturato raddoppia ogni anno, e in portafoglio attualmente ci sono oltre 300 grandi clienti.
Nonostante diverse offerte di acquisizione, nel 2015 i due soci fondatori hanno deciso di reinventare l’azienda e di cambiarle il nome da Mashape a Kong, concentrandosi sull’offerta di infrastruttura software per consentire alle imprese di connettere applicazioni digitali e servizi e metterli in sicurezza, con un modello di business in abbonamento.
Palladino e Marietti si sono ormai stabiliti in Silicon Valley da diversi anni, ma non manca certo qualche rammarico per un’Italia che, a loro dire, non dava loro retta e, più in generale, non scommette abbastanza sui giovani.