Travis Kalanick ha rotto tutti i ponti con Uber, il gruppo che contribuì a creare nel 2009. Il manager si è allontanato dal consiglio di amministrazione e ha venduto tutte le sue azioni; una partecipazione che, si stima, vale circa due miliardi e mezzo di dollari. Kalanick ha fondato la società di noleggio auto private con conducente via app nel 2009 insieme a Garrett Camp e l'ha guidata come ceo fino al 2017. In quell'anno, dopo una serie di scandali e pressioni da parte degli investitori, si dimise dall'incarico. In seguito è rimasto nel consiglio di amministrazione di Uber, da cui si è dimesso il 31 dicembre 2019. La società è stata quotata nel maggio del 2019 con una valutazione di 82,4 miliardi di dollari e Kalanick ha iniziato gradualmente a vendere le sue azioni dopo il periodo di lock up post ipo di 180 giorni scaduto a novembre . Anche altri ex dirigenti, tra cui Camp, dopo l'ipo hanno venduto parte delle loro partecipazioni, ma non nella misura di Kalanick. Da quest'anno il manager si concentrerà solo sulle sue attività commerciali e filantropiche, tra cui la startup CloudKitchens, finanziata per 400 milioni di dollari dal fondo sovrano saudita. La nuova società di Kalanick acquista edifici abbandonati in zone non lontane dai quartieri residenziali in giro per il mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Singapore, Corea del sud), li attrezza come cucine e li offre a chef che preparano pasti da consegnare a domicilio attraverso piattaforme digitali, le cosiddette “cucine fantasma”. Uscendo dal consiglio e ultimando di vendere la sua partecipazione, Kalanick ha reciso i suoi ultimi legami con la società da lui co-fondata.