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13 Luglio 2020

Italtel, Exprivia fa un passo indietro

Si ritira dal piano di rilancio della sussidiaria

Exprivia ha deciso di interrompere l'attività esplorativa relativa a ipotesi di intervento nella propria controllata Italtel. Quest'ultima, partecipata per il restante 19% da Cisco, in maggio ha depositato domanda di concordato in bianco ma la decisione di non partecipare a un progetto di rilancio potrebbe non essere definitiva. Intanto scrivono Andrea Biondi e Carlo Festa sul Sole24ORE, sono attese per il 24 luglio le manifestazioni di interesse dei 10 soggetti entrati in data room. Tra i gruppi favoriti c'è Sirti supportato da Pillarstone, gruppo finanziario che ha acquistato buona parte del debito di Italtel, con cui potrebbe avvenire una aggregazione. Si aggiungono alla lista dei possibili pretendenti: Capgemini, Accenture, un gruppo britannico, Engineering, Digital Value, Matic Mind e alcuni fondi di private equity. Il cda di Italtel insieme ai tre commissari Lorenzo Buraggi, Pierluigi Benigno e Alberto Redeghieri Baroni sarà chiamato a verificare le offerte sul tavolo. Exprivia nella nota in cui comunica la sua decisione scrive di avere preso atto che non è stato possibile concretizzare soluzioni per il rilancio della controllata coerenti con gli interessi di Exprivia e dei suoi azionisti. Tra le conseguenze per l’azienda controllante c’è l’esclusione volontaria e temporanea dal segmento Star di Borsa italiana. Le difficoltà di Italtel sono legate al suo indebitamento bancario arrivato a 160 milioni. Exprivia ha provato sia a vendere le sue quote di controllo sia a trovare un accordo sul rifinanziamento dell'azienda con Clessidra, tramite il braccio Crf attivo nelle ristrutturazioni. Al fondo era stata concessa un’esclusiva il 31 marzo, poi scaduta a maggio. Il mese successivo Pillarstone ha rilevato 100 milioni del debito che Italtel aveva nei confronti di Unicredit, suo principale creditore seguito da Bpm, Ifis e Ubi. Già allora si era iniziato a parlare di una fusione con Sirti. Dall'unione delle due nascerebbe un attore primario nelle infrastrutture per la digitalizzazione con un giro d'affari combinato di un miliardo circa.

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