Cambia la filosofia di gestione per compagnie assicurative
fondi pensione e casse di previdenza: se fino a qualche anno fa si cercava di
investire pensando a prodotti il meno volatili possibili, oggi, con i
rendimenti azzerati degli asset tradizionali ci si sposta su forme alternative
di investimento. Se ne è discusso durante il dibattito organizzato da Capgemini
per il World insurance report. I dati AIFI sull’Italia dicono che dal 2.000 al 2015
private equity e venture capital hanno raccolto 21,5 miliardi di euro di cui
solo 8,7 provengono dall’estero; nel 2015 la raccolta è cresciuta fino all’85%
arrivando a 2,487 miliardi di euro e assicurazioni e fondi pensione hanno dato
il loro contributo poiché le compagnie hanno partecipato per il 13% e i fondi
pensione e casse ben oltre il 20%. Questo anche perché gli investimenti dei
fondi sono cresciuti soprattutto nell’ambito delle Intenret of Things dove le assicurazioni
sono interessatissime; il settore del fintech è in grande ascesa; e, come ha spiegato
il direttore generale AIFI; Anna Gervasoni, “occorre investire nell’economia
reale perché anche così ci si assicura il futuro risparmio diretto alla
previdenza; se il Paese non cresce non ci si assicura e non ci sarà risparmio previdenziale
da gestire”. Le compagnie assicurative sembrano poi particolarmente attratte
dal mondo del venture capital, basta guardare alle ultime operazioni italiane
di JC Flowers su Eurovita o di Apollo su Amissima (gli articoli sono su Private
Capital Today) l’Italia oggi è il secondo posto, dopo la Gran Bretagna, per
velocità e sostegno alle attività nel settore finanziario, grazie anche agli
sblocchi legislativi che ne hanno consentito maggiore rapidità.