Stephen Schwarzman, presidente e amministratore delegato di Blackstone Group, per la prima volta ha concesso una lunga intervista a un quotidiano italiano, il Sole24ORE. Il finanziere 72enne fondò il private equity nel 1985 insieme all'ex presidente e ceo di Lehman Brothers Pete Peterson. Oggi, a più di 40 anni di distanza, Blackstone è il più grande fondo d'investimento al mondo con 2500 dipendenti stanziati in 23 paesi e asset in gestione per 512 miliardi di dollari. Il private equity nel mondo controlla 95 aziende e indirettamente dà lavoro a 400mila persone. Il fondo in Italia ha investito in diverse società (tra cui Versace) e nell'immobiliare per cui, solo a Milano, ha impegnato cinque miliardi. Il ceo dichiara di essere interessato a investire ancora nel nostro Paese, nonostante stia vivendo un periodo di bassa crescita da molto tempo. A una condizione però: che ci siano regole certe. Il riferimento è all'acquisto degli immobili di Rcs, avvenuto nel 2013 e per cui oggi Blackstone è coinvolto in una disputa legale con Urbano Cairo le cui richieste vengono definite nell'intervista "un tentativo di estorsione". Sulla situazione economica dell'Italia il manager aggiunge che il Paese è svantaggiato nel processo di guarigione economica perché i capitali si muovono seguendo i flussi globali e se il Paese segue politiche diverse dagli altri potrebbe essere penalizzato nell'attrarre i capitali globali. E sulle politiche populiste a cui sempre più Paesi europei stanno aderendo Schwarzman dice che è ancora troppo presto per pronunciarsi. L'Europa cresce meno degli Stati Uniti e della Cina e per questo motivo tra gli investitori locali c'è preoccupazione e pessimismo ma Blackstone, dice, è stato il fondo che ha maggiormente investito nel continente e continuerà ad investire nelle sue aziende. Schwarzman accosta all'attività finanziaria anche quella di filantropo e recentemente ha donato 150 milioni di sterline alla università inglese di Oxford.