ll coronavirus ha messo in crisi il sistema degli affitti brevi e tra i primi a pagarne le spese c'è Airbnb, società che dal 2008 a oggi ha creato una rete mondiale di sette milioni di immobili messi a disposizione per brevi periodi. Oggi l'azienda sta cercando di correre ai ripari ma ha perdite in vista per miliardi di dollari. Colpa anche di una iniziale confusione nelle politiche di cancellazione. Prima i clienti si sono lamentati per la mancanza di un rimborso completo a causa delle disdette avvenute per la quarantena. Così il ceo di Airbnb, Brian Chesky ha deciso unilateralmente che i rimborsi per le cancellazioni causate da Covid-19 dovevano essere totali almeno fino a fine maggio. Questo ha creato malumore tra gli host ma anche tra i consiglieri d’amministrazione che non erano stati informati preventivamente di una mossa così importante. La società ha dovuto raccogliere nuovi finanziamenti per due miliardi di dollari velocemente e ha approvato il piano per rimborsare i soggiorni. Airbnb ha incassato prima un assegno da un miliardo di dollari da Sixth Street Partners e Silver Lake e poi ha chiesto un prestito di pari entità. Le risorse però sono state ottenute a condizioni molto onerose con tassi superiori al 10%, in genere praticati alle imprese in difficoltà. Il coronavirus ha colpito Airbnb proprio nell’anno del debutto in borsa che le avrebbe dato un valore di 60-70 miliardi di dollari. Oggi invece la valutazione stimata della società è scesa da 35 a 26 miliardi. Le industrie dei viaggi e del turismo sono tra le più colpite dalla pandemia: l’emergenza ha bloccato gli spostamenti e quindi i flussi turistici e azzerato i ricavi. In Italia da settimane gli operatori chiedono interventi urgenti per salvare imprese e lavoratori. Il comparto vale il 15% del prodotto interno lordo, vale a dire circa 270 miliardi di euro.