Lunedì 23 settembre il consiglio di amministrazione di Thomas Cook ha dichiarato il fallimento della società. L'agenzia di viaggi britannica, fondata 178 anni fa, ha come maggiore azionista il conglomerato cinese Fosun international che il mese scorso aveva già iniettato 450 milioni di sterline (all'interno di un pacchetto di salvataggio di 900 milioni di sterline) acquisendo una quota del 75% della divisione operativa e un 25% della sua compagnia aerea. Nel corso degli anni l'agenzia di viaggi, la più antica del mondo che inaugurò l'epoca del turismo di massa, ha accumulato debiti superiori a 2 miliardi di sterline e da tempo combatte il calo delle prenotazioni, causato dalle incertezze legate alla Brexit e la concorrenza delle agenzie online. Fosun aveva concordato con i creditori un piano di salvataggio da 900 milioni di sterline in cambio della conversione del debito in azioni ma questi ultimi avevano posto una condizione: avrebbero approvato il piano di salvataggio solo se Thomas Cook fosse riuscita a fornire 200 milioni di sterline aggiuntivi. Risorse finanziarie che non sono state rintracciate anche a causa del rifiuto del governo britannico a intervenire direttamente. La bancarotta mette a rischio circa 21mila posti di lavoro in 16 Paesi nel mondo e rende necessaria una grande operazione per rimpatriare le circa 500mila persone che sono in viaggio con i tour offerti dall’agenzia. La compagnia aerea tedesca Condor, controllata da Thomas Cook, invece ha comunicato di aver chiesto un prestito ponte al governo tedesco per poter continuare le proprie attività.